Aumentare il volume del seno per sentirsi più belle e stare bene con se stesse. E’ il desiderio di molte donne che oggettivamente viene anche esaudito piuttosto spesso. La mastoplastica additiva è infatti uno degli interventi di chirurgia plastica ed estetica maggiormente eseguiti. Ma in cosa consiste? C’è dolore post operatorio? Quando si torna alla normalità? E soprattutto quali i costi ed i rischi. Ne parliamo con il prof. Mario Dini specialista in chirurgia plastica ed estetica.
Le tecniche chirurgiche per la mastoplastica additiva
“La mastoplastica additiva avviene inserendo protesi al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo grande pettorale o con la tecnica del dual plane. Nel primo caso (ovvero l’inserimento sotto la ghiandola mammaria) sicuramente la tecnica è più semplice ed agevole per il chirurgo plastico, ma rende la protesi più “visibile e palpabile”. Inoltre può complicare l’eventuale esame mammografico. Questi rischi non ci sono invece inserendo la protesi mammaria sotto il muscolo grande pettorale, ma tale metodica necessita di un intervento chirurgico di maggiore durata, con un post operatorio più complesso, oltre il rischio che la protesi si sposti verso l’alto. E’ per questi motivi che si è sviluppata anche una terza opzione operatoria: la tecnica definita Dual Plane. Questa comporta l’inserimento sotto il muscolo grande pettorale della parte superiore della protesi e la parte inferiore sotto la ghiandola mammaria. Tutto ciò avverrà attraverso delle piccole incisioni, eseguite lungo l’areola del capezzolo, nella piega sottomammaria o sotto l’ascella. Questo per rendere meno visibili possibili le cicatrici delle incisioni. La scelta di uno di questi percorsi dipende da vari fattori: dal tipo e dal volume della protesi, dalla dimensione dell’areola, da eventuali interferenze con la ghiandola mammaria (che potrebbero compromettere l’allattamento) o dalle preferenze della paziente in accordo col chirurgo”.
L’operazione: durata, anestesia, ricovero, dolore e recupero post operatorio
“L’intervento di aumento del seno dura circa 40/60 minuti, è del tutto indolore e termina con una medicazione costituita da cerotti e un reggiseno contenitivo. Si esegue comunemente in regime di day hospital, in anestesia generale senza intubazione. Talvolta può essere eseguita anche in anestesia locale con sedazione. Alla paziente viene richiesto di evitare di fare sforzi per le 48 ore successive. Dal terzo giorno si può tornare a svolgere una vita normale, evitando le attività faticose, e a tre settimane dall’intervento si può cominciare a svolgere progressivamente tutte le abituali attività”.
Possibilità di complicanze? Rischi?
“L’intervento è abbastanza semplice e dà in genere risultati molto buoni, ma è sempre un’operazione, ed eventuali complicanze possono essere agevolmente superate solo se l’intervento è eseguito da uno specialista all’interno di strutture autorizzate. Una complicanza nota è rappresentata dalla “contrattura capsulare”: la reazione dell’organismo ad un corpo estraneo provoca la formazione di una pellicola fibrosa, lungo le pareti della tasca di alloggiamento e che avvolge il guscio dell’impianto, in pratica si tratta di una sorta di cicatrizzazione interna con una membrana che circonda le protesi. Negli anni ’80 circa il 30% delle protesi andava incontro a questa complicazione nell’arco di pochi anni. Oggi la percentuale si è assestata intorno al 1-2%per le protesi posizionate al di sotto del muscolo pettorale o Dual Plane. C’è poi il caso della rottura della protesi: gli impianti mammari durano in base a una serie di fattori (qualità delle protesi, tecniche chirurgiche, tipo di incisione, sede e profondità di alloggiamento, nonché caratteristiche tissutali delle pazienti e stile di vita). Si consiglia, al minimo dubbio di rottura, di effettuare esami specifici come l’ecografia mammaria e risonanza magnetica. Infine, in casi rari si può sviluppare una raccolta ematica e sierosa, infezione, ipersensibilità o iposensibilità del seno, dislocazione della protesi, leggera asimmetria delle mammelle o la formazione di pliche cutanee intorno all’impianto”.
L’allattamento al seno e le protesi, nessun problema?
“Nessuno: la protesi garantisce l’allattamento. Inoltre, alcuni studi scientifici hanno escluso la possibilità che sostanze eventualmente nocive presenti nelle protesi possano passare nel latte materno”.
I costi
“Il costo dell’intervento è condizionato da diversi fattori: il tipo di anestesia, il ricovero, la tipologia dell’operazione ed il modello di protesi prescelto. In media il costo complessivo per una mastoplastica additiva può quindi variare dai 7.000 ai 10.000 euro”.
Un aumento eccessivo del seno, comporta rischi maggiori? La pelle non “tira” troppo?
“Se l’aumento del volume del seno non è eccessivo non ci sono problemi di pelle insufficiente. Consideriamo che in una paziente giovane, che ha una prima misura, possono essere messe delle protesi di circa 300-350 cc senza problemi particolari, ovvero che la pelle tiri un po’ troppo. Nelle donne di età più avanzata che hanno fatto un allattamento questi cc possono arrivare anche a 400 e oltre. Una taglia coincide con circa 150 cc. Naturalmente tanto più tessuto ricopre la protesi tanto più morbido e naturale sarà il risultato. Se si eseguono degli aumenti di volume eccessivi si possono verificare anche smagliature”.
Se avete quesiti da porre al professor Dini circa questo argomento o altri di chirurgia plastica ed estetica, potete scrivere al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] o visitare i siti internet dello stesso chirurgo plastico.
www.chirurgia-plastica-estetica.it
www.mariodini.it
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