La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della cute, che si manifesta con chiazze di pelle ispessita, arrossate e spesso ricoperte da scagliette argentee. L’alimentazione può giocare un ruolo importante nel trattamento e nella prevenzione della psoriasi, in modo particolare la dieta antiossidante, che può fungere da coadiuvante alla terapia.
Psoriasi: alimentazione consigliata
L’alimentazione consigliata per la psoriasi si basa sul consumo di:
- Alimenti ricchi di vitamina A (spinaci, basilico, asparagi, peperoni, carote, zucca, pomodori, coriandolo, fegato, uova e pesce)
- Cibi ricchi di acidi grassi omega 3 (semi di lino e olio di semi di lino, salmone, sgombri, sardine, pesce spada, olio di pesce, noci, uova)
- Alimenti ricchi di vitamina C (arancio, pompelmo o di pompelmo, limone, kiwi, mela, anguria, aglio, sedano, fragole, uva, ananas, mirtilli, avocado, mango, more, ecc.)
- Alimenti ricchi di zinco (asparagi, patate, semi di girasole, sedano, fichi, melanzane)
- Alimenti con acido folico (cereali integrali, legumi, spinaci, arance, asparagi, lattuga, germe di grano)
- Alimenti ricchi di selenio (uva, pesche, aglio, zucca, orzo, avena, mais, pistacchi, asparagi e spinaci)
- Carni bianche (tacchino, pollo)
- Formaggi freschi
- Yogurt
Secondo alcuni studi la dieta gluten free potrebbe aiutare i pazienti psoriaci, tuttavia allo stato attuale non è possibile affermare che tale regime alimentare porti un reale beneficio.
Psoriasi: alimenti da evitare
Tra i cibi da evitare in caso di psoriasi:
- Carni grasse
- Carni rosse
- Insaccati
- Olio di palma e di cocco
- Grassi trans (margarina, ecc.)
- Burro
- Formaggi stagionati
- Alcol
- Fritti
- Alimenti con conservanti e additivi
- Spezie troppo piccanti o forti
- Cibi salati
Da limitare il consumo di alimenti troppo acidi (caffè, aceto e cioccolato), formaggi stagionati, latte e uova. Gli esperti, inoltre, consigliano di eliminare completamente anche le sigarette e di tenere sotto controllo il peso corporeo. L’obesità, infatti, è considerata non soltanto un fattore di rischio per la comparsa della malattia, ma anche un deterrente per le cure, in quanto renderebbe i pazienti meno sensibili alla terapia.
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