L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una ricerca affannosa della magrezza cui corrisponde una paura eccessiva di ingrassare che si esplicitano nello strenuo rifiuto del cibo e nel controllo maniacale del peso. Tale disturbo affligge per lo più giovani donne occidentali ed è praticamente sconosciuto nei paesi in cui avere una figura longilinea non è considerato indice di bellezza. Ad essere colpite sono, nella stragrande maggioranza dei casi, (circa l’85%) donne fra i tredici e i venti anni.
Sebbene non si sia ancora giunti alla individuazione definitiva delle sue cause, diversi studi mostrano come fattori intrapsichici e genetici interagiscano con elementi della cultura occidentale, quali appunto la magrezza come modello di bellezza e l’importanza dell’immagine a discapito della cura della propria interiorità, nel favorirne la diffusione.
È di qualche giorno fa (Ansa 31 dicembre 2007) la notizia di uno studio pubblicato dalla rivista inglese “Archivies of General Psychiatry” secondo il quale l’anoressia nervosa potrebbe avere una componente ereditaria rappresentata dall’eccessiva quantità di estrogeni prodotta da alcune donne in gravidanza che esporrebbe le bambine al rischio di sviluppare la malattia.
Tuttavia, nella ricerca affannosa di una causa biologica che spieghi l’insorgere del disturbo, che spesso conduce alla morte dopo aver devastato il corpo e l’anima delle sue vittime, spesso vengono poste in secondo piano le radici psichiche del problema.
In uno studio recente pubblicato sugli Archives of General Psychiatry e condotto da Cynthia Bulik, della University of North Carolina a Chapel Hill, è stato osservato un campione di 31.406 gemelli allo scopo di determinare il ruolo dei geni e dell’ambiente sulla eziopatogenesi della malattia. Sebbene gli studiosi abbiano concluso che fattori genetici sono responsabili per il 56 per cento dell’anoressia, che per il resto risente di condizionamenti ambientali, hanno individuato come unico fattore predittivo il comportamento nevrotico precoce.
Hilde Bruch (autrice de “La gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale” e considerata una delle massime autorità mondiali in tema di anoressia nervosa) considera le manifestazioni tipiche dell’anoressia espressione di un disturbo del concetto di sé che affonda le proprie radici nella relazione madre-bambina. La malattia viene intesa dalla Bruch come un tentativo di ottenere ammirazione e conferma, sebbene la stessa autrice abbia rilevato come, a causa della diffusione del disturbo, il quadro clinico potrebbe oggi essere in evoluzione includendo anche un elemento di competitività.
In ogni caso, solo una diagnosi precoce e un intervento tempestivo possono scongiurare la probabilità che l’anoressia abbia esito fatale.