Dieta vegana e bambini: è un discorso sul quale si torna spesso: soprattutto ora che alcuni pediatri iniziano a lanciare l’allarme. Non perché questo regime alimentare sia da demonizzare a prescindere ma perché se mal gestito o poco conosciuto dal genitore può portare diversi problemi ai figli.
L‘organismo dei più piccoli ha bisogno di tutti i nutrienti per potersi sviluppare in modo adeguato e la carenza di B12, purtroppo non è un mito. Aumentano i bambini che vengono ricoverati per il deficit di questa vitamina a causa della dieta vegana seguita dalla madre, nonostante l’allattamento al seno. Ma se il nutriente in questione risulta carente per l’adulto, ovviamente non sarà presente nelle giuste quantità nel latte materno, portando a conseguenze importanti sulla salute del bimbo. E per evitare questo basterebbe monitorarne i livelli ed assumere degli integratori.
Purtroppo, si lamentano gli esperti, non vi è una statistica precisa sui minori: i dati registrati sono quelli relativi ai casi più estremi, quando il piccolo viene ricoverato in ospedale. Per un bambino con tali problemi ve ne possono essere molti altri in buone condizioni perché il regime è ben controllato: ed anche questa è una casistica di cui tenere conto. Come spiega Ruggiero Piazzolla, referente dell’area nutrizione della Federazione italiana medici pediatri (FIMP) basterebbero 3 gocce di vitamina B12 per evitare ad un bambino di sviluppare anemia ed i conseguenti problemi.
La maggior parte dei medici, come riportato da Repubblica, per quanto sconsiglino per i bambini in sviluppo un simile regime non lo reputano qualcosa di impossibile: l’importante è che sia controllato e che ci si accerti che non si sviluppi nessuna carenza, evitando il “fai da te“. Perché deve essere sottolineato tutto ciò? Perché purtroppo la casistica porta davanti agli occhi casi estremi ai quali, ad esempio, ai bambini viene imposto un simile regime perché ci si convince che siano allergici a determinati alimenti.
Non bisogna dimenticare che la carenza di vitamina B12 compromette la formazione dei neuroni, lo sviluppo del cervello e rende più fragili le ossa. E’ uno dei motivi per il quale la maggior parte dei medici cerca una mediazione per il bimbo relativa all’immissione almeno di uova e latte nella dieta. Si evita il più possibile, come segnalato dagli esperti dell’Università di Milano, di far intervenire gli assistenti sociali o fare segnalazioni in Procura: prima di agire legalmente si prova in tutti i modi a far comprendere ai genitori il bisogno, quando presente, del bambino di un’alimentazione diversa dalla loro.
E va segnalato che davanti alla salute dei propri bambini, in buona fede, la maggior parte dei genitori reintegra ciò che necessario.
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