Alcune persone sono “immuni” dall’Hiv, altre sono in grado di controllare il virus senza che la malattia si conclami anche se non utilizzano i farmaci per contenerla. Come è possibile? Sembra che gli scienziati della Northwestern Medicine siano riusciti a comprendere come alcuni pazienti possano stare bene anche senza medicinali.
Lo studio da loro condotto sul tema e che ha portato all’individuazione di una speciale proteina è stato pubblicato sulla rivista di settore Plos One. Ricordiamolo: l’aids non è solo una malattia per la quale ancora non esiste una cura, ma anche una patologia che continua a mostrare contemporaneamente sia piccole falle, sia tanti ostacoli alla sua risoluzione. La ricerca è perennemente in attività per trovare una cura all’aids. Al momento, seppur non risolutive, le terapie basate sui farmaci antiretrovirali consentono alle persone infettate dal virus dell’HIV di vivere una vita pressoché normale, sebbene costellata da numerosi controlli e dalla necessità di fare attenzione.
Tutto è nato dalla voglia degli scienziati di comprendere di più di questo meccanismo e dallo studio diretto delle cellule delle persone immuni in laboratorio. Esse rappresentano solo un 1% delle persone affette da Hiv, ma questa loro “capacità” innata le rende speciali ed ovviamente degne di studio per comprenderne i segreti genetici. Secondo gli esperti questa proteina è definibile come una “seconda linea di difesa” presente però solo in alcuni individui e nel loro sistema immunitario. Lo scopo finale degli scienziati, o meglio la speranza, è quella di riuscire a trovare un modo di rendere il paziente se non guarito dalla stessa, perlomeno in grado di controllare la malattia, anche senza farmaci antiretrovirali. Commenta Richard D’Aquila, direttore della Northwestern Hiv Translational Research Center:
Preservare e persino potenziare questa seconda linea di difesa nelle cellule può rendere le persone con infezione da Hiv dei controller.
I risultati di questo studio non stanno languendo tra le nozioni disponili per ogni studioso di aids: gli scienziati sono già al lavoro per sviluppare un farmaco in grado di potenziare l’effetto della proteina-scudo.
Fonte | PLOS ONE
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