L’infarto non risulta essere dannoso solo per il cuore. Ma anche per il cervello, causando insonnia e depressione.
Lo studio, condotto dal dott. Roger Godbout e dai ricercatori dell’ospedale canadese del Sacro Cuore di Montreal è stato pubblicato sulla rivista Sleep.
Il team ha preso in considerazione 28 ratti, inducendo su alcuni di loro un infarto occludendo l’arteria coronarica degli stessi. Ne hanno poi studiato il sonno per due settimane. Dopodiché hanno “contato” i neuroni presenti in alcune parti del cervello, quelle correlate al sonno ed all’umore.
Come sempre accade nell’uomo è stato dimostrato che dopo l’infarto arriva l’insonnia. Non solo è stata rilevata una discreta difficoltà all’addormentamento, ma è stato notato che i periodi di sonno Rem, quelli nel quale l’attività del cervello è più intensa e solitamente si sogna, erano più frequenti e contemporaneamente più brevi.
Ciò è spiegabile attraverso l’apoptosi che i neuroni danneggiati, infliggerebbero a se stessi: una sorta di suicidio controllato, al quale corrisponderebbe una perdita di acetilcolina, un neurotrasmettitore cerebrale. Fattore questo che si unisce al rilascio, rilevato dagli scienziati, di particolari tipologie di sostanze infiammatorie che contribuirebbero a danneggiare i neuroni.
Nel cervello dei topi quindi accadrebbe ciò che è manifesto da tempo dell’uomo: attraverso di essi è stato possibile dare una spiegazione seria e circostanziata della insonnia post-infarto, senza delegare la colpa come si fa usualmente, al stress della patologia.
Spiega Godbout:
Esiste una spiegazione fisiologica all’insonnia del dopo infarto: dipende dalla morte di neuroni che svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del sonno.
Ed aggiunge, tirando in ballo la depressione, altro sintomo del periodo post infarto umano:
Il sonno REM è un periodo cruciale del riposo perché serve ad attivare il sistema limbico, un’area che regola l’integrazione e l’elaborazione delle nostre emozioni. Se queste funzioni vengono alterate, il rischio di depressione aumenta. La depressione si manifesta spesso nel post-infarto, così come l’insonnia: questi dati ne spiegano le basi biologiche.
Bisogna fare attenzione, i disturbi del sonno rappresentano un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Il pericolo è quello di entrare in un circolo vizioso. Al fine di evitare nuove complicazioni cardiache è bene prendere provvedimenti immediatamente.
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Fonte: Corriere della Sera