La sclerosi multipla è una malattia che ha colpito finora nel mondo 1,3 milioni di persone di cui almeno 400mila in Europa e circa 63.000 in Italia. E’ una malattia che si manifesta all’improvviso, con maggiore incidenza nelle donne tra i 20 ed i 40 anni. Cerchiamo di fare il punto sulle nuove terapie possibili da affrontare grazie al Congresso europeo del Comitato per il trattamento e la Ricerca della Sclerosi multipla tenutosi qualche giorno fa ad Amsterdam.
Prima di tutto bisogna intraprendere un approccio giusto alla malattia. Dal primo episodio, che può riguardare un particolare dolore alla gamba, la perdita momentanea della vista, possono passare anni prima della reale progressione della malattia. Vi è quindi la necessità di impegnarsi su una diagnosi precoce della stessa: questo però non comporta un inizio subitaneo della terapia dopo il primo manifestarsi. Il tutto è relativo alla frequenza delle lesioni, come spiega il dott. Gianluigi Mancardi, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova.
Il paziente deve però essere tenuto sotto osservazione atttaverso dei controlli periodici (risonanza magnetica, n.d.r.)in modo tale da essere pronti ad agire se si dovessero presentare nuove lesioni, attraverso terapie mirate con medicinali considerati di “prima linea” come l’interferone o il glatiramer acetato. Si tratta solitamente di iniezioni da fare ogni giorno o una volta a settimana a seconda della virulenza della malattia. Un impegno pesante per il paziente, ma privo di effetti collaterali particolari. Senza contare che la riduzione di nuove lesioni scende così del 30-35%.
I pazienti ed i medici, a causa della “cadenza” che spesso porta i malati a non curarsi più, sembrano quindi prediligere nella maggior parte dei casi la terapia a base di anticorpi monoclonali come il natalizumab, che si somministra una volta al mese e presenta maggiore risposta da parte dell’organismo, arrivando fino ad un 70-80% di abbattimento del presentarsi di ricadute. Il problema in questo caso sono però gli effetti collaterali. Su 90mila pazienti in Italia finora trattati in questo modo, 160 hanno sviluppato la leucoencefalopatia multifocale progressiva, una grave malattia di origine virale quasi sempre fatale che contribuisce alla perdita della mielina tipica della sclerosi multipla e che colpisce il cervello.
Bisogna tenere conto del fatto che il virus scatenante, il JC, è presente in circa nel 55% della popolazione in fase dormiente.
Nasce quindi la necessità di una scelta consapevole, basata sulla messa a punto di test che siano in grado di stabilire, come accade già per l’interferone, la possibilità di successo di cura tramite il natalizumab e la possibile incidenza di sviluppo della leucencefalopatia, dato che un test per la diagnosi della JC è già utilizzato dallo scorso maggio dal sistema sanitario nazionale.
Entro la fine del 2011 è previsto l’arrivo in Italia di Fingolimod, che si prende per bocca e riduce del 55% le ricadute, mentre fra due anni dovrebbe avere il via libera l’utilizzo del dimetilfumarato per via orale, già conosciuto per via del suo utilizzo nella cura della psoriasi. Il tutto sarà stabilire al momento dell’utilizzo, se vi sia un giusto rapporto cura-benefici.
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Fonte: Ectrim 2011