Non so voi, ma io ricordo ancora bene la storia del piccolo Nicholas Green, che circa 15 anni fa ha perso la vita mentre era in vacanza nel nostro paese. Con un gesto di grande civiltà i genitori donarono gli organi del bambino, necessari a ben 7 italiani, compatrioti di chi aveva ucciso il loro cucciolo. Ai tempi l’Italia era fanalino di coda europeo per la donazione degli organi. Anche parlarne era quasi un tabù.
L’impatto emotivo della vicenda è stato fondamentale per formare una nuova cultura della donazione degli organi. E le cose sono decisamente cambiate: il nostro Paese è tra i primi al mondo nel numero di trapianti. Nel 2009 ad esempio sono stati effettuati 3.163 interventi di questo tipo, con un incremento di oltre il 10% rispetto al 2008. Molto è dovuto allo sviluppo di nuove tecnologie operatorie, ma anche di terapie farmacologiche antirigetto.
Purtroppo rimane un profondo divario nel numero delle donazioni tra il Centro-Nord ed il Sud d’Italia. Sicuramente un ruolo determinante è giocato dalla cultura della donazione, ma riteniamo, anche e soprattutto dalla totale sfiducia che i cittadini hanno nei confronti delle strutture ospedaliere del mezzogiorno. A volte a ragione, a volte a torto. Di tutto ciò si è parlato nel II Congresso Nazionale della Società Italiana per la Sicurezza e la Qualità nei Trapianti (SISQT) . L’incontro è stato incentrato proprio sulla sicurezza e sulla qualità nella pratica della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule:
Ogni anno, in Italia, migliaia di vite vengono salvate grazie ad un trapianto d’organo – ha affermato il Professor Franco Filipponi Presidente SISQT e Direttore del Dipartimento di Trapiantologia Epatica, Epatologia e Infettivologia dell’Università di Pisa – e il nostro Paese è considerato uno tra i più all’avanguardia nel mondo per organizzazione del sistema e donazione di organi e tessuti.
Tuttavia c’è ancora molto da fare: i tempi di attesa sono troppo lunghi, le donazioni non ancora sufficienti a coprire i bisogni dei pazienti e in alcune zone non si dispone di centri adeguati.
Per questo motivo abbiamo presentato la Carta per la sicurezza, la qualità e la partecipazione, uno strumento che può aiutare concretamente tutte le regioni a migliorare il proprio livello donativo, riducendo quegli enormi divari di opportunità che ancora esistono sul territorio.
Il documento è frutto della collaborazione tra la SISQT e Cittadinanzattiva ed ha diversi obiettivi: oltre la responsabilizzazione delle regioni rispetto alle donazioni, la Carta stabilisce, indica, diritti e doveri di pazienti e medici curanti, con il fine ultimo di definire i parametri necessari per perseguire i massimi livelli di sicurezza e qualità. Non mi sembra poco. Sulla storia di Nicholas hanno fatto anche un film con con Jamie Lee Curtis ed Alan Bates. Oggi c’è in tv una serie dedicata all’argomento dei trapianti. Tutti passi importanti per dare speranza a chi non ne ha.
[Fonte: Sisqt]