Si chiama abiraterone acetato ed è il nuovo farmaco, da ora disponibile anche in Italia, per la cura del tumore alla prostata in fase avanzata e con metastasi. Ha dimostrato un’efficacia notevole, con una diminuzione del rischio di morte di circa il 25%, una maggiore sopravvivenza media ed un sorprendente capacità antidolorifica: in oltre il 45% dei casi. Vediamo insieme di cosa si tratta.
I dati ufficiali relativi a questo medicinale, sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine nel Maggio del 2011 e su Lancet Oncology lo scorso Settembre 2012: sono riferiti ad uno studio condotto su circa 1200 pazienti probabilmente il più vasto mai realizzato su farmaci per il tumore alla prostata. I successi documentati sono valsi a questo medicinale prodotto dalla Janssen l’approvazione alla commercializzazione sia da parte della FDA che dell’EMA già da un paio di anni ed ora approda anche in Italia. Ma come funziona l’abiraterone acetato?
Intanto va detto che è indicato per la cura del carcinoma prostatico resistente alla terapia ormonale tradizionale in pazienti che sono già stati anche sottoposti a chemioterapia con docetaxel. Non è dunque un chemioterapico, ma una molecola che agisce direttamente sulle cellule tumorali, inibendo la produzione autonoma di testosterone, meccanismo che si sviluppa in resistenza alle terapie ormonali che contrastano proprio il testosterone di cui le cellule tumorali in questione si avvalgono per sviluppare e moltiplicarsi. In pratica l’abiraterone blocca l’automatismo che da vita a nuove cellule.
Altre caratteristiche importanti di questo nuovo antitumorale riguardano la tollerabilità e la semplicità di somministrazione: non sembra infatti avere effetti collaterali eccessivi e che soprattutto coinvolgano altri organi preziosi, come il cuore, il fegato o i reni, che in un paziente adulto se non addirittura anziano, possono essere già compromessi o malati; in più è sotto forma di pillole e quindi si assume per via orale.
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