La cartilagine è un tessuto molto complesso, molto raffinato, difficile da riprodurre, per questo il problema del trattamento dei danni cartilaginei è molto attuale e nonostante il mondo della ricerca sia impegnatissimo su questo fronte, ancora non abbiamo risultati definitivi. Innanzitutto, bisogna distinguere le “condropatie da usura” dalle “lesioni cartilaginee“. Per condropatie si intende il processo degenerativo della cartilagine che, nella norma, aumenta con il passare degli anni o, in altri casi, è dovuto ad un processo di “overuse”, cioè è causato dall’eccessivo uso dell’articolazione da parte di un individuo (un esempio è il ginocchio dei calciatori).
La condropatia può essere di vari gradi, ma con il tempo diventa una vera e propria artrosi. Per lesioni cartilaginee, invece, intendo quelle traumatiche. Una distorsione, una caduta dall’alto, una frattura, l’eccessivo impegno di un’articolazione, può causare il danno focale (cioè circoscritto) di una cartilagine articolare che non necessariamente era già preda di processi degenerativi. La terapia di queste due forme di danno cartilagineo è decisamente differente.
I fenomeni di usura della cartilagine sono cronici e non reversibili. Tendono ad aggravarsi con il tempo, più o meno lentamente, provocando una sintomatologia dolorosa più o meno marcata. In questo caso il trattamento farmacologico è spesso sintomatico, cioè il medico prescrive al paziente farmaci come il paracetamolo o FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) che hanno l’obiettivo di alleviare il dolore o i processi infiammatori che episodicamente o costantemente si instaurano in un’articolazione con usura cartilaginea.
Lo stesso dicasi per le infiltrazioni intrarticolari di cortisonici. In realtà esistono altri farmaci (o integratori) che sembrano avere una loro efficacia per lo meno per ridurre i sintomi dell’artrosi: fra questi i composti che si assumono per via orale, quali Glucosamina, Glucosamina+Condroitinsolfato, Glucosamina+Condroitina+Collagene e altri.
La prescrizione e l’impiego di questi farmaci devono essere valutati, caso per caso, dal medico. Oltre a questi prodotti, esiste una terapia infiltrativa con farmaci a base di acido ialuronico (moltissimi ne esistono in commercio, differenziabili in base al loro peso molecolare). In caso di condropatie del ginocchio, dell’anca, della caviglia (difficilmente si usano per altre articolazioni) possono essere usati questi farmaci, che vengono iniettati in articolazione in una, due, tre o cinque somministrazioni (dipende dal farmaco che si usa).
Tali farmaci hanno l’obiettivo di produrre una viscosupplementazione, in pratica di dare una maggiore lubrificazione al ginocchio e di regolare l’equilibrio chimico intraarticolare. Alcuni si sono dimostrati efficaci, anche per lunghi periodi. Bisogna però non illudersi: non sempre il paziente risponde a tale terapia. Sempre più diffuso è l’uso di PRP (platelet rich plasma), cioè di infiltrazioni intrarticolari di piastrine concentrate. Basta un prelievo di sangue dello stesso paziente, un dispositivo che permette di concentrare le piastrine, e l’inoculazione del preparato nel ginocchio. I risultati clinici sono per ora buoni, ma ancora non si può affermare che si abbia un sicuro effetto benefico sulla cartilagine.