Un passo in più per il superamento della questione etica circa l’utilizzo di cellule staminali embrionali. Ora anche le staminali da liquido amniotico potranno avere la stessa potenzialità e contribuire dunque a salvare molte vite umane. Il come ed il perché è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica Molecular Therapy, da un team di ricercatori guidati dal dottor Paolo De Coppi e dalla dottoressa Mara Cananzi.
De Coppi già nel 2007 era stato protagonista di una scoperta scientifica fondamentale, che è alla base di questo nuovo step: aveva infatti individuato nel liquido amniotico delle cellule staminali pluripotenti quasi come quelle embrionali, rivoluzionando così la strada della ricerca scientifica nei confronti della medicina rigenerativa: le staminali amniotiche infatti si possono prelevare e crioconservare senza per questo uccidere l’embrione (questione etica e divieto legislativo) e possono altresì essere utilizzate per uso autologo laddove fosse necessario. Il problema era costituito finira da quel “quasi”. Che significa?
Cosa sono le staminali pluripotenti
Le staminali pluripotenti per eccellenza sono quelle embrionali perché da un embrione (e quindi dalle sue cellule) si svilupperanno poi tutti i tessuti del corpo umano: cuore, pelle, fegato, reni, muscoli, occhi, neuroni, ossa, ecc. Dunque pluripotenti significa che hanno la possibilità di trasformarsi in più organi da utilizzare per guarire una persona da una patologia. Numerose sono le ricerche scientifiche in corso ed anche a buon punto in questo senso che usano cellule staminali. Spesso adulte, spesso di un organo sano, a volte laddove la legislazione lo permette embrionali, o come accaduto di recente in Italia, per la SLA si usano staminali fetali, frutto di aborto spontaneo, anche in questo caso, abbastanza potenti e prive di risvolti etici. Più le staminali sono adulte e più sono “specializzate”, ovvero si possono riprodurre solo in quel determinato organo.
Le staminali da liquido amniotico
Ora lo studio scientifico in questione portato avanti insieme ai ricercatori dell’Imperial College di Londra e finanziato dalla Città della Speranza insieme a Research Genesis Trust, Charity Henry Smith e Great Ormond Street Hospital Charity, ha dimostrato come sia possibile portare le cellule staminali da liquido amniotico ad uno stadio precedente in quanto a potenzialità (anzi pluripotenzialità), ovvero equivalente alle embrionali. Il tutto tramite un procedimento chimico, che utilizza una sostanza l’acido valproico, in grado di modificare la configurazione del Dna,e di riattivare i geni normalmente espressi nell’embrione. Ha spiegato il dottor De Coppi:
“Ci stiamo concentrando sulla generazione di organi e tessuti per la riparazione di malformazioni congenite, diagnosticate solitamente durante la gravidanza. Trovare il modo di generare cellule pluripotenti dal liquido che circonda il feto nel grembo materno è per noi un ulteriore progresso in questa direzione”.
Ha aggiunto la dottoressa Cananzi della gastroenterologia pediatrica dell’Azienda ospedaliera di Padova:
“Grazie a una piccola manipolazione chimica abbiamo trovato il modo di lavorare meno per potenziare le cellule staminali adulte. Il prossimo passo è di vedere se, in vitro e su modelli animali, rigenerano i tessuti, in particolare cardiaco, muscolare e gastrointestinale. Le prospettive sono buone, ma bisogna validarle”.
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