Le malattie mentali e neurologiche sono molto diffuse, questo è risaputo, ma mai potevamo pensare così tanto. Secondo l’Università di Dresda infatti, quasi 165 milioni di persone (pari al 38% della popolazione) soffre di depressione, ansia, insonnia o demenza. E l’aspetto più triste della ricerca è che di questi, solo un terzo si sottopone a terapia o prende i farmaci necessari a combattere queste patologie.
Hans Ulrich Wittchen, direttore dell’istituto di psicologia clinica e psicoterapia presso l’Università tedesca di Dresda e ricercatore principale dello studio ha spiegato inoltre che
quei pochi trattamenti ricevuti vengono fatti con notevole ritardo di una media di diversi anni e raramente le terapie sono adeguate.
Lo studio è durato tre anni ed ha coperto 30 Paesi europei, i 27 Stati membri dell’Unione più la Svizzera, l’Islanda e la Norvegia, per una popolazione di 514 milioni di persone. Purtroppo un confronto diretto con altre parti del mondo non era disponibile perché spesso vengono adottati parametri diversi.
La squadra di Wittchen ha osservato circa 100 malattie differenti che andavano dall’ansia alla depressione, dalla dipendenza alla schizofrenia, così come importanti disturbi neurologici, tra cui l’epilessia, il Parkinson e la sclerosi multipla. I risultati, pubblicati dalla European College of Neuropsychopharmacology, mostrano anche che le malattie mentali sono una delle principali cause di decesso e invalidità, nonché un onere economico che l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede possa diventare il più pesante al mondo entro il 2020.
Le quattro condizioni più invalidanti sono depressione, demenze come il morbo di Alzheimer, demenza vascolare, e dipendenze come quella dall’alcool. Un dato allarmante che diventa ancora peggiore quando ci rendiamo conto che è in aumento. L’ultima rilevazione simile, effettuata nel 2005, aveva infatti calcolato che la popolazione adulta europea che soffriva di malattie mentali si fermava al 27%. Un incremento di 11 punti percentuali in soli 6 anni è davvero allarmante. Per questo, concludono i ricercatori, i responsabili delle politiche sanitarie devono riconoscere l’enorme peso del problema ed escogitare modi per identificare i potenziali pazienti in fase precoce e curarli il prima possibile, prima che la malattia degeneri e diventi incurabile, o porti a conseguenze anche peggiori.
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[Fonte: Health24]