Un nuovo strumento per accertare con sempre più efficacia la presenza del Papilloma virus è il test HPV DNA, che permette di individuare anomalie cellulari del collo dell’utero con grande anticipo rispetto al Pap test ed è raccomandato a tutte le donne al di sopra dei trent’anni. Per verificarne l’efficacia è stato condotto anche uno studio approfondito su centomila donne italiane tra i venticinque e i sessantacinque anni, presentato durante l’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SILO).
Il test HPV DNA rappresenta un’importante innovazione a disposizione di tutte le donne. Permette di rilevare la presenza di 13 tipi di Papilloma virus ad alto rischio prima che abbiano provocato le anomalie cellulari individuabili dal Pap test. Questo consente uno screening più efficace e una diagnosi anticipata. Sapere che il virus è presente porta il ginecologo a monitorare con la massima attenzione e con tutti gli strumenti a sua disposizione il collo dell’utero e, se necessario, ad intervenire precocemente.
Come il Pap test, anche il test HPV si esegue con un semplice prelievo di cellule dal collo dell’utero. Per la donna non c’e alcuna differenza. Cambia però il modo in cui il campione viene analizzato. Nel Pap test, un tecnico di laboratorio esperto osserva al microscopio il campione di cellule cervicali per accertare se presentino anomalie o lesioni che suggeriscano la presenza di una patologia. Per effettuare il test HPV DNA, invece. il campione viene conservato in un liquido e analizzato con la tecnologia molecolare 1-1C2 (Hybrid Capture 2), che si basa sull’amplificazione del segnale per il rilevamento del dna e permette di individuare appunto fino a 13 tipi di HPV.
Se il test è negativo si può stare tranquille. Basta ripetere l’esame a distanza di 3 anni. Se invece il test risulta positivo, significa che è in corso in’infezione da Papillorna virus. Attenzione, questo non significa che si sia in presenza di un problema grave. Nella maggior parte dei casi il sistema immunitario è in grado di debellare l’infezione spontaneamente. Il ginecologo prescrive un Pap test per verificare se i virus presenti hanno cominciato a causare delle modificazioni.
Se il Pap test è negativo il virus non ha ancora provocato alcuna lesione alle cellule del collo dell’utero e nell’80% dei casi l’infezione si risolverà senza lasciare tracce. È sufficiente ripetere il test dopo un anno. Se invece il Pap tesi presenta delle anomalie si deve procedere con ulteriori esami, a cominciare dalla colposcopia e seguire poi le indicazioni del proprio specialista.
Il test è consigliato oltre i 30 anni di età. Alle più giovani, tra i 20 e i 30 anni, si consiglia di eseguire il test HPV DNA solo se il Pap test è risultato “dubbio”. Nelle donne giovani, infatti, le inicitoni da HPV di solito si risolvono in modo spontaneo in un breve periodo e il test HPV DNA rischia di risultare troppo sensibile. Superati i 30 anni, invece, se le infezioni sono persistenti diventano più pericolose ed è per questo che é fondamentale individuarle tempestivamente.
Attualmente il test HPV DNA come strumento di prevenzione viene utilizzato nell’ambito di alcuni progetti pilota. Ad aprile 2009 ne è stato avviato uno coordinato dall’Istituto Oncologico Veneto, che coinvolge 5 Unità Locali Socio Sanitarie delle province di Padova e Rovigo. Altri ne seguiranno. Per aggiornare i ginecologi e illustrare tutti i vantaggi di questo test nel corso dell’ultimo Congresso di ginecologia è stato presentato anche un volume “Test HPV e prevenzione del carcinoma della cervice uterina.