I bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti ad un computer o alla televisione hanno maggiori probabilità di soffrire di difficoltà psicologiche, indipendentemente da quanto siano attivi fisicamente.
Sono i risultati del progetto PEACH, uno studio su oltre 1.000 bambini di età compresa tra i dieci e gli undici anni, che ha misurato il tempo trascorso dai bambini di fronte a uno schermo, così come il loro benessere psicologico.
I ricercatori dello University of Bristol’s Centre for Exercise, Nutrition and Health Sciences, coordinati dal dottor Angie Page, hanno inoltre monitorato le ore spese dai partecipanti in attività fisica e vita sedentaria.
L’analisi dei dati raccolti ha dimostrato che più di due ore al giorno spese a guardare la televisione o ad usare il computer sono correlate a punteggi più elevati di difficoltà psicologica, indipendentemente da quanto tempo i bambini dedicavano all’esercizio fisico.
Gli autori del rapporto, pubblicato nel numero di novembre della rivista Pediatrics, credono che limitare il tempo che i bambini trascorrono davanti allo schermo può essere importante per garantire loro la salute ed il benessere psichico futuro. Il dottor Page ha spiegato che
non possiamo contare sull’attività fisica per compensare le lunghe ore trascorse davanti allo schermo.
Guardare la TV o giocare al computer per più di due ore al giorno causa maggiori difficoltà psicologiche a prescindere da quanto i bambini siano attivi.
Il benessere psicologico dei bambini è stato valutato sulla base di un questionario che ha analizzato il loro stato emotivo, il comportamento e i problemi di iperattività.
I bambini sono stati invitati a votare una serie di affermazioni come vere su una scala a tre punti, che variava da non vero a parzialmente vero a vero. Le dichiarazioni per valutare il loro benessere emotivo includevano: “Sono spesso infelice, giù di corda o in lacrime”, mentre le dichiarazioni per valutare i loro problemi sociali includevano: “io sono di solito da solo”, “Io in genere gioco da solo o tengo i miei giochi soltanto per me”.
Lo studio è stato finanziato dal World Cancer Research Fund (WCRF UK) e dalla National Prevention Research Initiative.
[Fonte: Sciencedaily]