Con il termine diabete mellito (o semplicemente diabete) ci riferiamo a un gruppo di patologie che, se non curate, conducono all’iperglicemica, ovvero all’eccesso dei livelli di glucosio (zucchero) nel sangue. Distinguiamo diabete mellito di tipo 1 e diabete mellito di tipo 2. Quest’ultimo è indubbiamente il più diffuso (circa 9 casi su 10) e colpisce quasi esclusivamente i pazienti con più di 40 anni. Il diabete mellito di tipo 1, invece, non è legato all’età ed è classificabile come malattia autoimmune perché diretta conseguenza di una reazione autoimmunitaria che porta alla mancata produzione di insulina.
Diabete di tipo 1 e 2, cause e quale è la differenza?
Il diabete mellito di tipo 1 è dovuto alla graduale distruzione delle cellule beta del pancreas (dette anche b-cellule) adibite alla produzione di insulina: un processo che può essere più o meno rapido a seconda del paziente. Il diabete mellito di tipo 1 si sviluppa prevalentemente durante l’infanzia o nella prima adolescenza. La causa è generalmente autoimmunitaria, perché l’organismo produce anticorpi che attaccano e distruggono le cellule beta. In tal senso, possono influire fattori ambientali (dieta, sedentarietà, stress etc.) e soprattutto la predisposizione genetica. Le statistiche in merito attestano, infatti, un alto grado di ereditarietà della patologia. Studi recenti porterebbero inoltre a credere che agenti patogeni come il virus della parotite, il citomegalovirus virus e il coxsackie b sarebbero in grado di scatenare la risposta autoimmunitaria nei soggetti predisposti. Esiste infine una tipologia di diabete di tipo 1 idiopatica, ovvero di cui non sono note le cause (diffusa soprattutto in Africa e alcune regioni dell’Asia).
Il diabete mellito di tipo 2 ha di solito un esordio più lento e graduale e colpisce prevalentemente gli anziani e/o i soggetti in sovrappeso. In questo caso non è presente alcuna reazione autoimmunitaria e generalmente non è apprezzabile un deficit importante di insulina, ma è tuttavia presente una resistenza dei tessuti periferici all’azione della stessa. Si parla in tal senso di “insulino-resistenza”: le cellule striate o adipose non sono in grado di rispondere in modo adeguato all’effetto dell’insulina. Le cause sottese a questa particolare condizione sono diverse. Tra i fattori di rischio che possono portare a sviluppare il disturbo vanno ricordati:
- L’obesità
- Pressione alta
- Trigliceridi alti
- Livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono) minore o uguale a 35 mg/dl
- Stile di vita sedentario
Non è quindi un caso che il diabete mellito di tipo 2 interessi soprattutto i soggetti anziani.
Sintomi iniziali e non del diabete mellito
Il diabete di tipo 1 si manifesta spesso con una forte iperglicemia a cui sono annessi alcuni sintomi tipici. Tra questi ricordiamo:
- Poliuria (minzione frequente)
- Polidipsia (sete eccessiva)
- Alito acetonemico (come quello dei bambini che sviluppano l’acetone)
- Dimagrimento immotivato
- Fame eccessiva
- Fiacchezza, astenia e nausea
- Prurito e secchezza della cute
- Ipersensibilità alle infezioni
- Annebbiamento della vista
Il diabete mellito di tipo 2, invece, ha spesso esordio asintomatico. Viene comunemente diagnosticato grazie ai controlli periodici, oppure a seguito di complicanze che si manifestano tardivamente come il prurito che deriva dalla candida vaginale (un’infezione molto comune nei soggetti affetti da diabete di tipo 2).
Come si fa la diagnosi del diabete?
Come specificato, conseguenza diretta del diabete di tipo 1 o 2 è la presenza di iperglicemia. Per questo la diagnosi di questa patologia si effettua attraverso il prelievo del sangue venoso, per analizzare i livelli di glicemia. Questo tipo di test deve necessariamente essere effettuato da un esperto competente (i glucometri da utilizzare a casa non restituiscono risultati attendibili).
Quando i valori di glicemia superano i:
- 126 milligrammi per decilitro di sangue dopo un digiuno di almeno 8 ore
- 200 mg/dl se misurati in un momento casuale della giornata in presenza dei sintomi tipici del diabete
Esiste inoltre un modo differente di effettuare il test che prevede di far assumere al paziente 75gr di glucosio per poi effettuare le analisi del sangue a due ore di distanza. Anche in questo caso il diabete viene diagnosticato se i livelli di glucosio sono uguali o superano i 200 mg/dl. Quest’ultimo test è il cosiddetto test da carico orale di glucosio (l’OGTT) ed è di fondamentale importanza per la diagnosi del diabete gestazionale. Non è invece consigliato per la diagnosi del diabete di tipo 1 o 2.
Diabete mellito: alimentazione e dieta
Come specificato nel diabete di tipo 1 (se non nelle fasi iniziali) è sempre presente un deficit di insulina nel sangue. Per questi motivi, la cura prevede sempre le iniezioni quotidiane di insulina.
Nel diabete di tipo 2, invece, soprattutto se preso in tempo, i livelli di insulina possono essere normali o leggermente inferiori al normale. Date queste premesse sappiamo che nella maggior parte dei casi il diabete di tipo 2 può essere tenuto sotto controllo attraverso un’alimentazione adeguata e tutt’al più attraverso l’assunzione di compresse. Inoltre, i pazienti affetti da questa tipologia di diabete sono spesso in sovrappeso se non addirittura obesi: mai come in questi casi curare la dieta diventa indispensabile. Di seguito riportiamo alcuni consigli pratici che ogni diabetico dovrebbe tenere sempre a mente:
- Generalmente più che la quantità è opportuno controllare la “qualità” dei cibi assunti, ma i pazienti in sovrappeso dovrebbero sempre adottare un regime alimentare ipocalorico fino a raggiungere il peso-forma. Sappiamo infatti che i chili di troppo sono un fattore di rischio per lo sviluppo e l’aggravamento del diabete di tipo 2.
- E’ consigliabile incrementare l’apporto di alimenti ricchi di fibre a diminuire il consumo di sale.
- Sostituire gli alimenti prodotti con farina raffinata con quelli da farina integrale (pane, pasta e riso in primis).
- Stare alla larga dai dolci e se proprio non se ne può fare a meno considerarli come uno “strappo alla regola”.
- E’ bene sostituire lo zucchero con gli edulcoranti come l’aspartame o la saccarina.
Rischi e complicanze del diabete
La velocità con cui progredisce il diabete può essere molto diversa da paziente a paziente: le complicanze possono manifestarsi dopo pochi mesi o dopo molti anni. I maggiori rischi riguardano generalmente i pazienti affetti da diabete di tipo 1, che possono accusare forte disidratazione, alterazioni ematiche ed arrivare persino al coma (coma chetoacidosico).
Nel diabete di tipo 2 sono invece più frequenti le complicanze croniche, che nel tempo possono condurre a disturbi pericolosi. Tra questi ricordiamo:
- Patologie a carico del cuore: si stima che i pazienti affetti da diabete 2 abbiamo circa il triplo delle probabilità di sviluppare una patologia cardiovascolare rispetto agli individui sani
- Retinopatia diabetica con il rischio di perdere la vista. Aumentano, tra l’altro, le possibilità di sviluppare il glaucoma e la cataratta.
- Neuropatia diabetica: un problema molto grave che altera la sensibilità al dolore e può portare a disfunzioni a carico del cuore, degli occhi e causare anche impotenza negli uomini.
- Piede diabetico
Diabete mellito in gravidanza
Il diabete mellito che colpisce le donne in gravidanza deve essere tenuto sotto stretto controllo medico. Le conseguenze di un diabete gestazionale non trattato, possono infatti essere molto pericolose: malformazioni del feto, peso eccessivo del nascituro fino a aumentare in modo significativo il rischio di morte perinatale.
Diabete insulino dipendente, che significa?
Con la definizione di “diabete insulino-dipendente” ci si riferisce alla necessità da parte degli individui affetti da diabete di sopperire alla mancanza di insulina attraverso la terapia sostitutiva con iniezioni quotidiane di insulina. Una cura comune soprattutto tra i diabetici di tipo 1, ma che può riguardare anche i diabetici di tipo 2. Anche in questi ultimi, infatti, il progredire della patologia può condurre a una drastica diminuzione dei livelli di insulina.
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