Non ci sarebbe alcuna associazione tra frequenza del battito cardiaco e prestazioni elevate durante l’esercizio fisico.
E’ quanto afferma Hirofumi Tanaka, fisiologo presso l’Università del Texas, in un articolo di Gina Kolata pubblicato dal New York Times, che cerca di sfatare i luoghi comuni del rendimento fisico associato al battito cardiaco accelerato.
In realtà il cuore che batte più velocemente quando è sottoposto a sforzo, lo fa per pompare più sangue per i muscoli. Se il cuore è potente, non ha bisogno di battere velocemente per aumentare il pompaggio.
I monitor della frequenza cardiaca non servirebbero a valutare la resa fisica, perchè non è detto che chi ha la frequenza più alta stia lavorando meglio. Anzi sembrerebbe che chi si allena regolarmente, abbassi gradualmente la sua frequenza cardiaca rispetto ai primi giorni di esercizio.
Gli esperti sono in disaccordo sul fatto che il monitoraggio della frequenza cardiaca abbia un senso.
Alcuni come lo stesso Tanaka sostengono che è necessaria per tenere sotto controllo l’intensità dell’esercizio.
Alcuni come lo stesso Tanaka sostengono che è necessaria per tenere sotto controllo l’intensità dell’esercizio.
Il dottor Tanaka avvisa però che non ci sono parametri standard e che la frequenza massima raggiungibile varia da persona a persona. Consiglia dunque di aumentare gradualmente la velocità e l’intensità di un esercizio fin quando la frequenza cardiaca non ha raggiunto il personale limite, e a quel punto non oltrepassarlo.
Altri come Kevin Hanson, allenatore di Brian Sell, che ha appena fatto la maratona degli Stati Uniti, sconsigliano il monitoraggio della frequenza cardiaca, perchè la formula per determinare il ritmo massimo, 220 a cui sottrarre la propria età, sarebbe inesatta. E inoltre, controllare costantemente il proprio battito distoglierebbe, a suo avviso, dall’allenamento.
Anche se atleti del calibro di Lance Armstrong hanno una frequenza cardiaca elevata, questo non significa che l’alto rendimento fisico dipenda da questo.
Rebecca Soni, ad esempio, che è seconda nel miglior tempo per i 200 metri di nuoto femminile, ha un ritmo piuttosto irregolare.
Addirittura, quando iniziò ad allenarsi batteva all’incredibile cifra di 400 al minuto. E questo non le causava alcun aumento nelle prestazioni, anzi diminuiva la sua resa, tanto che dovette trovare un modo per ridurre il battito.