Il caffè non è cancerogeno: la rassicurazione arriva direttamente dall’Organizzazione mondiale della Sanità che sottolinea come la valutazione odierna, rispetto a quella ricevuta nel 1991, scagioni definitivamente questa bevanda. La quale, è meglio specificarlo, va comunque consumata senza esagerare.
L’assoluzione del caffè da parte dell’agenzia di ricerca sul cancro dell’OMS era attesa da tempo. Era stato richiesto infatti, dopo l’allarme lanciato in merito alle carni rosse, che gli esperti si pronunciassero anche su questa bevanda, sul mate ed altre bibite calde. Come anticipato, nel 1991 l’Organizzazione mondiale della Sanità era di parere opposto e la bevanda italiana per eccellenza era stata classificata come un “2b” ovvero come potenzialmente cancerogena relativamente al tumore alle vescica. La sua “libertà” è stata accolta con soddisfazione da tutti, in particolare da Coldiretti che sottolinea:
Dopo la carne il caffè che viene assolto da pesanti accuse, ma gli allarmi veri e presunti a tavola sono costati al Made in Italy quasi 12 miliardi di euro negli ultimi 15 anni soprattutto per effetto del taglio degli acquisti provocato da psicosi ingiustificate.
Come si è giunti a questo cambio di rotta? Molto semplice: si è considerata la letteratura medica prodotta sul tema dal momento della prima valutazione a partire dagli studi dedicati fino ad arrivare alle metanalisi. Ciò che è apparso evidente è che non solo è possibile escludere delle “evidenze di rischio” tumorali ma che è possibile provare che il caffè possieda anche alcuni fattori di protezione nei confronti di alcune forme di tumore come il cancro al fegato e quell all’endometrio. Non solo: un consumo moderato di caffè con la sua dose di caffeina aiuta la memoria e la concentrazione, ed allo stesso tempo è in grado di dare energia a livello fisico.
Diverse ricerche hanno tra l’altro sostenuto in passato come il consumo di caffè possa avere un ruolo nel rallentamento declino cognitivo legato all’età e nella prevenzione del rischio di sviluppo di malattie come l’Alzheimer, il Parkison ed il diabete di tipo 2. La dose consigliata? E’ pari a 3-5 tazzine al giorno secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).
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