La Sindrome di Morris è una malattia che colpisce una persona ogni 13mila. E’ il risultato di una situazione rara che si instaura durante lo sviluppo degli organi e degli apparati riproduttivo e genitale, quindi già dopo due-tre settimane di gravidanza, quando il processo della differenziazione sessuale regolato da fattori genetici e ormonali comincia. La malattia provoca una interruzione dello sviluppo dell’apparato riproduttivo nel feto.
Una bimba affetta da AIS presenta cromosomi sessuali maschili (XY). Nella pratica, durante la crescita l’aspetto fisico è quello di una donna ma il Dna è quello di un uomo. Nel corpo si sviluppano cioè i testicoli embrionali che iniziano a produrre androgeni. Questi ormoni maschili, però, non possono completare uno sviluppo dei caratteri maschili a causa di una rara insensibilità dei tessuti fetali agli androgeni e per questo motivo le caratteristiche genitali esterne si sviluppano seguendo le linee femminili.
Dopo una diagnosi di Sindrome di Morris occorre cominciare ad affrontare un percorso di certo difficile ma necessario per vivere con la maggiore serenità possibile una situazione di per sé molto particolare. La maggior parte dei medici professionisti consigliano oggi di dire la verità fin da subito, di confrontarsi invece di nascondersi, e di affidarsi a un supporto psicologico che può davvero rivelarsi indispensabile. Fare i conti con questa malattia rara non è così semplice, ecco perché essere affiancati da medici esperti può rappresentare un valido aiuto. Confusione, rabbia, angoscia sono alcuni degli stati d’animo più comuni “denunciati” da chi ha scoperto di essere colpito da Sindrome di Morris e si è trovato spiazzato. Stati d’animo di certo comprensibili che però, grazie a percorsi mirati, possono essere superati con successo e lasciare posto alla piena accettazione di sé stesse anche se il percorso può rivelarsi tortuoso e in salita.
Fonte | AISIA