La massa ossea può subire un sensibile deterioramento quando una persona si ammala di cancro e viene per questo sottoposta, a seconda del tipo di neoplasia, ad un trattamento di ormonoterapia (terapia ormonale) o chemioterapia. E questo avviene sia negli uomini che nelle donne.
E’ per questo motivo che presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena è stato formata una squadra multidisciplinare di specialisti formata da un endocrinologo, un ortopedico, un oncologo, un radiologo, un radioterapista, un fisioterapista ed un infermiere per seguire i pazienti nella lotta al tumore tenendo conto di quelle che possono essere le conseguenze dei trattamenti. Al fine, in questo modo, di agire nell’immediato per diagnosticare ed affrontare eventuali problemi scheletrici legati alla perdita di massa ossea.
A creare in particolari problemi di osteoporosi futura, secondo le statistiche sul tema sono il tumore della prostata ed il cancro al seno: le due neoplasie più frequenti. E questo è dovuto ai tipi di trattamento usati per sconfiggerli: per l’appunto la chemioterapia e l’ormonoterapia. Per ciò che concerne gli uomini il 53% di loro riporta danno osseo dopo il trattamento mentre le donne guarite dal cancro mostrano un 31% di possibilità in più di subire fratture. Altro problema: le modificazioni del riassorbimento osseo, nei pazienti oncologici, possono predisporre all’insorgenza di metastasi scheletriche, come spiega Marialuisa Appetecchia, Responsabile dell’Endocrinologia IRE:
La malattia neoplastica dipende dall’interazione tra cellula cancerosa e microambiente. Sopratutto per quanto riguarda il tumore del seno, è di osservazione clinica non rara la comparsa di metastasi osteo-midollari dopo decenni (5-25 anni) dalla diagnosi iniziale, il che fa pensare a una lunga sopravvivenza di cellule cancerose, di tipo staminale, disseminate in una fase precoce di malattia. Le cellule cancerose disseminate formano una nicchia osteo-midollare.
Motivo per il quale il problema della massa ossea deve essere monitorato con attenzione, mettendo a punto non solo delle metodologie diagnostiche più precise ma anche concentrando i propri sforzi sulla ricerca relativa al tema. In modo tale da aprire la strada a nuove terapie proprio per fermare le “cellule dormienti” del cancro che causano le metastasi ossee.
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