Esiste una variegata gestualità nelle persone: quando vogliamo ribadire un concetto, puntualizzare o negare abbiamo un preciso
linguaggio corporeo. Alcune
azioni, talvolta inconscie, sono insite nell’uomo moderno ormai da millenni.
Mentre gli animali mostrano attenzione a modo loro, l’uomo tende a rialzare le sopraciglia in alcune fasi del suo pensiero. Non solo, anche le pupille si dilatano a seconda delle emozioni che proviamo durante una conversazione; il baciare ha invece radici primordiali che risalgono indietro nei millenni: alcuni scienziati hanno espresso la teoria che il bacio risalirebbe al gesto materno di popolazioni primitive in cui le madri masticavano il cibo per i lori figli piccoli e glielo passavono attraverso la bocca. Ci sono indicazioni che alcuni millenni fa in alcune culture primordiali c’era la credenza che nell’unione delle labbra tra partner ci fosse il significato dell’unione delle due anime.
Altrettanto antico sarebbe lo scuotimento della testa per affermare o negare: su questo ha studiato il botanico ottocentesco Inglese Darwin. Ha affermato nei sui studi che il “si”, gesto che si compie con la testa per affermare ricorda il suggere di un infante il latte materno; parallelamente il “no” sarebbe il rifiutare il latte materno stesso.
Sempre Charles Darwin ha indagato sulle cause del pianto: il presupposto è che gli animali attivano una lacrimazione oculare quando hanno un piccolo corpo estraneo in un occhio. I bambini invece piangono per attirare attenzione. Nessuna spiegazione al pianto degli adulti: il naturalista dell’evoluzionismo affermò che un giorno l’uomo non avrebbe più pianto, se non per cause di lacrimazione spontanea, appunto data da un piccolo corpo estraneo nell’occhio.