Quando la malattia di un organo mette in moto un meccanismo che determina un’ipertensione arteriosa, si dice che quest’ultima è secondaria (secondaria alla causa principale). Il sospetto può nascere per una pressione diastolica (la minima) troppo elevata, per l’anamnesi personale o familiare di malattie renali, per crisi di palpitazioni o sudorazioni, per forti cefalee, per episodi di involontarie contrazioni muscolari, per la giovane età del paziente o per altri elementi che possano rendersi evidenti all’esame clinico. In altri casi può essere la scarsa risposta alla terapia di un’ipertensione etichettata in un primo tempo essenziale,a metterci in allarme.
Prima di partire con una serie di accertamenti mirati a svelare la disfunzione organica (se si tratta di un giovane con assenza di sintomi, le indagini sono a tappeto), è bene indagare sull’uso o abuso di alcune sostanze potenzialmente in grado di aumentare i livelli pressori: contraccettivi orali, liquirizia e derivati, spray nasali con vasocostrittori, cortisonici, amfetamine, cocaina, anti-infiammatori, eritropoietina e cíciosporina. Le forme di ipertensione secondaria sono una minoranza (dal 5 al 10%) e, tra queste, è il rene l’organo maggiormente responsabile.
Malattie del tessuto renale o dei vasi sanguigni dei reni, sono capaci di provocare ipertensione arteriosa: per capirlo, a volte è sufficiente un esame geografico (alterazioni del volume o della struttura) o gli esami di routine (aumento della creatininemia, alterazioni del potassio e riscontro di proteine, sangue e cellule nelle urine). Altre volte è necessario ricorrere ad esami più sofisticati o addirittura invasivi, come l’angiografia arteriosa o la cateterizzazione delle vene renali per il dosaggio della retina. Quest’ultima sostanza, e di produzione renale, è dosabile anche con un normale prelievo di sangue venoso e ha un ruolo importante nella regolazione della pressione arteriosa.
Andrebbe dosata in tutte le forme di ipertensione, anche per avere utili indicazioni sulla scelta della terapia: alti valori consigliano ACE-inibitori o beta-bloccanti, mentre calcio antagonisti e diuretici risultano più efficaci quando si riscontrano bassi livelli di attività. Molto raro è il feocromocitoma, un tumore delle ghiandole surrenali che provoca un aumento nel sangue di adrenalina e nor-adrenalina, responsabili di ipertensione arteriosa. E’ preferibile dosare le sostanze sulle urine delle 24 ore.
Ancora le surrenali in gioco per altri due tipi di ipertensione: l’iperaldosteronismo primario e la sindrome di Cushing. Nel primo si riscontra riduzione del potassio e aumento dell’aldosterone nel sangue, nel secondo troviamo una serie di alterazioni provocate dall’eccessiva produzione di cortisolo. Infine, la coartazione aortica, un restringimento dell’aorta toracica, che determina ipertensione nel distretto superiore, mentre alle gambe la pressione risulta più bassa, almeno di 30 mmHg.