I vaccini non proteggono i bambini solo dalle malattie ad essi correlati. Talvolta possono rappresentare un ulteriore protezione contro il rischio di sviluppare un tumore. Sarebbe il caso delle vaccinazioni relative alla poliomielite ed all’epatite b.
Lo sostiene una ricerca condotta in Texas, negli Stati Uniti, i cui risultati sono stati resi noti sulla rivista Journal of Pediatrics.
Lo studio ha preso in considerazione 2800 casi di tumore diagnosticati nello stato americano tra il 1995 ed il 2006 collocabili in una fascia di età compresa tra i 2 ed i 17 anni. I dati, messi a confronto, hanno rivelato che coloro che erano stati vaccinati contro l’epatite od un vaccino simile polivalente comprendente anche l’immunizzazione contro la polio, avevano il 20% in meno di probabilità di sviluppare tumori infantili, tra i quali figura la pericolosa leucemia linfoblastica acuta.
Andrea Pession, il direttore di pediatria dell’ospedale Universitario di Bologna sostiene che il sistema immunitario di ognuno di noi rappresenti uno dei punti chiave nell’insorgenza del cancro, sia nei bambini che negli adulti.
Certamente il sistema immunitario svolge un ruolo determinante nell’insorgenza del cancro. in oncologia pediatrica esiste già un’ipotesi, avvalorata da osservazioni epidemiologiche su vasta scala, secondo la quale rinviando l’esposizione alle più comuni infezioni aumenta il rischio per i piccoli di ammalarsi li leucemia linfoblastica acuta.
Un pericolo che scende se ovviamente il bambino è tenuto in condizioni igieniche favorevoli.
È in questo modo che anche le comuni vaccinazioni, oltre ad assolvere il compito specifico di prevenzione primaria contro le più importanti infezioni, potrebbero anche allenare e mantenere pronto il sistema immunitario contro l’insorgenza di neoplasie.
I tumori rappresentano ancora la grande incognita della medicina. Nonostante il gran numero di studi a riguardo, gli scienziati ancora non conoscono una causa certa della loro manifestazione. Alcune ricerche hanno ipotizzato la correlazione tra i fattori esterni come l’ambiente e le abitudini di vita, ed il patrimonio genetico della persona.
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Fonte: Corriere della Sera