Una guerra civile fin troppo vicina a noi quella in Libia, che sta sollevando numerose questioni polico-assistenziali, circa gli sbarchi di profughi, attuali e futuri sulle nostre coste. Preoccupazioni doverose che dovrebbero servire a salvaguardare la salute e la vita degli immigrati oltre che il nostro sistema sanitario e le strutture deputate al controllo e alla sicurezza di tutti. Ma si tratta di informazioni che rischiano di farci dimenticare un’altra emergenza: quella di chi rimane in patria per combattere, o solo perché semplicemente non vuole lasciare la propria casa.
In Libia, come nelle altre zone dell’Africa del Nord, non esistono solo i pozzi di petrolio ed i dittatori, ma anche tante brave persone che stanno vivendo numerose difficoltà. Ancora una volta le Ong intervengono in loro supporto. E’ il caso di MSF Medici Senza Frontiere che in pochi giorni attraversando la frontiera dal lato dell’Egitto è riuscita a portare a Bengasi circa 22 tonnellate di materiale, tra medicinali di vario tipo e kit di primo soccorso: per le ustioni, per le suture, fasciature ecc.
Eppure non bastano. Sono molte le strutture sanitarie diffuse in varie regioni della Libia ad aver richiesto aiuto e materiale, ma purtroppo è difficile raggiungerle. Pensate che un’equipe di MSF dal 23 Febbraio scorso è ferma sulla frontiera con la Tunisia, in attesa di poter entrare per portare soccorsi e farmaci anche in quella zona, da dove nel frattempo sono fuggite circa 95.000 persone solo negli ultimi giorni. Sembra che i feriti non siano autorizzati ad uscire dal paese: l’unica speranza per loro è l’ingresso degli operatori umanitari.
La Ong MSF ha avviato anche un programma di assistenza psicologica: le violenze a cui la popolazione in fuga (e non) ha assistito e l’incertezza nei confronti del futuro, possono provocare nei bambini, ma anche negli adulti, effetti deleteri per la salute sia a breve che a lungo termine. Msf sta cercando in ogni modo di trasportare, in Libia, i materiali ed i farmaci richiesti dai medici locali, passando anche dal mare o da altre zone via terra.
Un pensiero speciale va a tutti quei sanitari che giorno dopo giorno, in ogni angolo del pianeta lottano per salvare la vita a qualcuno in una zona di “confine”. La salute è un lusso nelle zone di guerra.
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[Fonte: TMNews]