E’ boom di protesi anche tra i giovani: per anca e ginocchio soprattutto. Ovviamente non parliamo di interventi di natura estetica volti a far diventare dei giovani dei provetti uomini bionici, ma di condizioni di vita compromesse alle quali è necessario porre rimedio.
Si tratta di interventi chirurgici specifici per sostituire delle articolazioni logore e arrecanti dolore con compendi specifici in ceramica . Uno dei dati che appare interessante è che sempre di più gli specialisti stiano propendendo per delle mini protesi.
A livello statistico parliamo di almeno 20mila pazienti sotto i 65 anni l’anno che si sottopongono a questa tipologia di intervento, di cui 5mila sotto i 50 anni. Un vero e proprio esercito di “giovani”. Di questa tendenza se ne è parlato nell’ambito del VI Congresso internazionale “Attualità e Prospettive nelle protesi di anca e ginocchio“.
Il primo punto discusso ovviamente è stata la tecnologia, decisamente più avanzata rispetto a qualche anno fa. E del fatto che tutt’ora la materia più indicata per interventi di protesi alle gambe nei pazienti giovani rimane essere la ceramica, grazie alla sua difficoltà di rottura e alla sua bassissima usura. Come spiega il presidente del Congresso, il dott. Francesco Falez:
Oggi per le protesi abbiamo a disposizione materiali che possono teoricamente durare 30 anni od oltre. Non esiste ancora la protesi “eterna”, ma con i nuovi materiali e gli accoppiamenti più opportuni è possibile allungarne la vita in modo impensabile fino a qualche anno fa, quando nei pazienti più giovani e attivi una protesi poteva resistere circa 8-10 anni, non molto oltre.
Il luminare ha inoltre sottolineato come l’età con il passare del tempo non sia più concepibile come fattore discriminante per la scelta.
Nonostante la giovane età, la degenerazione può essere tale da compromettere la vita lavorativa e sociale, oltre che impedire al paziente di praticare un’attività sportiva come sarebbe sempre consigliabile per i benefici che garantisce. Se la qualità della vita è molto peggiorata non ha senso aspettare anni prima di operare: ormai non è raro intervenire anche su 30 o 40enni.
Ad essere più colpiti da questo problema? Sempre di più i giovani sportivi.
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Fonte: Corriere della Sera