Dopo averle provate tutte, ma proprio tutte, per far abbassare l’indice di massa corporea della propria popolazione, la Danimarca è stata la prima nazione a decidere di agire in un modo diverso dagli altri, uscendo dallo schema dell’istruzione-consigli-cultura alimentare. Ha così pensato di agire sull’unica cosa a cui una persona può tenere più della propria gola: il portafoglio. Per questo ha deciso di porre una tassa aggiuntiva su tutti quei cibi che fanno ingrassare.
Brutte notizie per i golosi danesi, visto che da quando questa tassa verrà introdotta, dovranno sborsare di più per acquistare cibi contenenti burro, carne, latte, margarina, salumi, oli e persino la pizza. La tassa si calcolerà in base a quanto male fa un determinato cibo. In particolare verrà applicato un costo aggiuntivo di circa 2 euro per chilo di grassi saturi in un prodotto. Per avere un esempio pratico basti pensare che una confezione di burro di 250 grammi costerà circa 2,4 euro in più.
Ma come avranno preso i danesi questa notizia? Nella loro ineguagliabile civiltà non hanno effettuato un minimo cenno di protesta, ma si sono limitati a saccheggiare i negozi ed hanno riempito i congelatori di questo genere di cibi che, dalla prossima settimana, costeranno di più. Christian Jensen, dirigente di un supermercato di Copenaghen intervistato dall’AFP non si dice molto convinto di questa scelta, ed anzi
in realtà non credo che la tassa farà molta differenza. Se la gente vuole comprare una torta, la comprerà. In questo momento stanno solo spendendo meno.
Non crediate però che noi italiani potremo continuare ad ingrassare serenamente. Secondo alcune indiscrezioni pare che l’iniziativa danese piaccia anche all’estero, tanto che Gitte Hestehave, portavoce della Confederazione degli Industriali danesi, ha già anticipato che alcuni Paesi stanno chiedendo informazioni al Governo locale sulle modalità per applicare la stessa tassazione anche in patria. Ancora non sono stati fatti i nomi di queste nazioni, ma è ovvio che si tratta di un problema che tocca tutto il mondo Occidentale.
Già tempo fa alcuni Governi chiesero alle multinazionali che vendevano prodotti poco salutari di alzare i prezzi visto che proprio i cibi spazzatura erano quelli che costavano meno, ed in un periodo di crisi sono quelli più facilmente acquistabili, ma in un regime di libero mercato questa imposizione non è possibile, ed infatti i produttori hanno continuato a tenere i prezzi bassi. L’iniziativa servirà dunque adesso da un lato a scoraggiare gli acquirenti, sperando che acquistino cibo più salutare, e dall’altro a portare i produttori a diminuire le concentrazioni di grassi saturi all’interno dei cibi preconfezionati.
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[Fonte: Health24]