La radioterapia italiana? All’avanguardia, sia nel confronto con le migliori strutture europee che rispetto ai risultati ottenuti. A tal punto, secondo le voci ascoltate nel corso del convegno annuale dell’Associazione italiana di Radioterapia Oncologica, da essere pronta a ritagliarsi un ruolo sempre più ampio nella cura dei tumori, affiancandosi in modo adeguato e di livello a altri approcci terapeutici come la chemioterapia e la chirurgia.
Lo dimostra anche la crescita del numero di centri , ritenuti ben distribuiti sul territorio, che possono contare su apparecchiature di ultima generazione. Certo, vi sono delle problematiche ancora da risolvere, come quelle delle lunghe liste di attesa e del rinnovamento di alcuni macchinari, ma nonostante ciò, se comparata (lo ripetiamo) con altre realtà similari europee, la radioterapia italiana ne esce vincitrice.
Come ha spiegato il dott. Vincenzo Valentini, primario di Radioterapia presso il Policlinico Gemelli della Capitale nel corso del congresso:
Pur con margine di miglioramenti, i passi avanti compiuti sono molti e la qualità della radioterapia nostrana oggi è fra le migliori. In qualità di presidente della Società europea di radioterapia Estro ho avuto occasione di vedere molte realtà, in Europa e nel mondo, e ho potuto constatare che offriamo ai nostri pazienti un’assistenza che nulla ha da invidiare a quella estera.
Esternazioni che tra l’altro, vengono confermate anche dal Censimento Airo in merito alla tema “radioterapia” relativamente all’anno 2010. Sono circa 150mila malati oncologici hanno avuto bisogno di trattamenti radioterapici lo scorso anni. Attualmente sono 152 i centri attivi in Italia per “un totale di 347 acceleratori lineari con una media di sei macchinari ogni milione di abitanti”.
Una media leggermente inferiore a quella europea che viene però ben calibrata dalla relativa giovinezza delle macchine che nell’80% dei casi hanno meno di 10 anni di vita. Tra i fattori migliorabili senza dubbio la densità di macchinari in base alla regione. Si passa dall’eccellenza lombarda di 70 accelleratori lineari fino ad arrivare ai 7 della Sardegna.
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Fonte: Corriere della Sera