La varicella bloccata dal sole? Una novità scientifica che sembra avere dell’incredibile, visto che finora tutti i pediatri ed i medici del mondo ci hanno insegnato a stare ben lontano dai raggi solari durante e nei mesi successivi all’eruzione cutanea dovuta al virus dell’herpes della varicella-zoster. In realtà nulla di confutato, l’indicazione rimane, ma i ricercatori del dipartimento di microbiologia del St George’s Hospital di Londra sono andati a scovare le motivazioni di un dato epidemiologico evidente da tempo: ad alcune latitudini, ed in particolare ai tropici, la diffusione della varicella nei bambini è molto più lieve di quanto non sia altrove (picchi epidemici invece si hanno negli adulti più soggetti a spostamenti in climi temperati).
L’ipotesi che si possa trattare di una maggiore quantità di raggi ultravioletti, sembra essere confermata anche dal fatto che in climi temperati, come quello Europeo, i picchi di diffusione si hanno maggiormente in stagioni in cui l’esposizione ai raggi ultravioletti è minore e cioè in inverno e primavera . A guidare il lavoro di analisi di numerose altre ricerche scientifiche al riguardo, il Dott. Phil Rice, virologo, che è partito anche da un altro presupposto già noto: la capacità dei raggi ultravioletti di inattivare alcuni virus. Ebbene, in uno studio pubblicato sulla rivista Virology il ricercatore ha confermato i dati epidemiologici e spiegato anche una differenziazione delle varie tipologie di virus varicella -zoster: geneticamente i virus della varicella –zoster diffusi nei climi temperati sono leggermente diversi da quelli delle zone tropicali. I primi, quelli presenti ad esempio anche nel nostro Paese, avrebbero perso nell’evoluzione dovuta alla migrazione dall’Africa (virus originale), la capacità selettiva di resistenza ai raggi ultravioletti.
Il tutto potrebbe essere mirato al tentativo di individuare un modo per riattivare questo meccanismo. E nel frattempo? La varicella nei bambini in età scolare è molto comune e raramente le complicanze sono pericolose. Esiste un vaccino, realizzato con virus attivi, facoltativo, sopra i dodici mesi di vita e consigliato invece dopo i 12 anni: negli adulti la varicella ha una maggiore aggressività e dunque le complicanze (comunque controllabili) possono essere più frequenti. Attualmente, anche per i bambini, sono in uso dei farmaci antivirali che offrono un’ottima risposta terapeutica se somministrati entro le 24 ore dalle prime eruzioni cutanee, ma da assumere solo su suggerimento e prescrizione del medico. L’esposizione ai raggi solari va evitata anche dopo la guarigione, perché dove c’erano le crosticine la cute ha perso il suo normale pigmento (leucoderma): i raggi ultravioletti vanno ad intensificare la macchia rispetto al resto della cute. Un’altra curiosità circa l’esposizione al sole ? Il sole è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’Herpes simplex, ovvero quello labiale, che appartiene alla stessa famiglia degli herpes, ma è diverso da quello della varicella-zoster. Insomma sole sì, ma sempre con moderazione!
Fonte: Journal Virology
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