La difficoltà di apprendimento nei bambini in età scolare potrebbe dipendere dal cadmio. Si tratta di un metallo pesante, purtroppo molto diffuso nell’ambiente e pericoloso per la salute, soprattutto in tenera età. Assorbito dal terreno, il cadmio si trova in alcuni alimenti, in particolare patate, cereali, semi di girasole e verdure a foglia verde, come pure del tabacco. Inoltre è utilizzato nella gioielleria low cost di produzione essenzialmente cinese, anche per monili destinati ai bambini stessi.
Un nuovo studio realizzato da alcuni ricercatori della Harvard University ha evidenziato come i bambini con alti livello di cadmio in circolo sono tre volte più soggetti degli altri ad avere difficoltà di apprendimento. Si tratta della conferma a dati e sospetti già noti, ma ciò che incute preoccupazione sono i livelli di esposizione presi in considerazione, finora ritenuti “non preoccupanti”. Spiega Robert Wright, autore della ricerca e professore associato di pediatria e salute dell’ambiente presso la stessa Università di Harvard:
“Uno dei punti più importanti dello studio è che non abbiamo analizzato una popolazione di bambini con esposizioni molto elevate, bensì una normale rappresentanza negli Stati Uniti. Il che ci suggerisce che il problema si può sviluppare anche con livelli molto bassi di cadmio. Dobbiamo dunque puntare l’attenzione verso gli effetti neurotossici di questa sostanza nei bambini, visto che sembra interferire con lo sviluppo del loro cervello”.
Fino ad ora ci si è raramente occupati del sistema nervoso soggetto agli effetti del cadmio. Sono stati condotti solo alcuni studi su lavoratori adulti che comunque hanno dimostrato come esposizioni elevate possono provocare problemi neurologici, e piccoli studi sui bambini che hanno evidenziato una correlazione con ritardo mentale e diminuzione del quoziente intellettivo. Il nuovo studio è il più grande realizzato fino ad ora circa le connessioni tra il cadmio nelle urine e gli effetti neurologici, e l’unico che ha utilizzato un gruppo nazionale di bambini. Il pediatra ed epidemiologo della Simon Fraser University, coautore della ricerca ha aggiunto:
“Nel complesso, sappiamo che il cadmio è una sostanza neurotossica, ma il modello che abbiamo osservato, ci suggerisce che quello che vediamo è compatibile con gli effetti del mercurio e del piombo”.
Per questo motivo i due scienziati hanno raccomandato al governo statunitense di riesaminare standard e linee guida per il cadmio negli alimenti, il suolo, i luoghi di lavoro e prodotti di consumo al fine di considerare gli effetti sul cervello dei bambini. La normativa vigente per il cadmio infatti si basa solo sui rischi per gli adulti: è cancerogeno ed è legato a maggiore incidenza di cancro alla prostata, ai polmoni e ai reni (i più a rischio).
Dei 2.199 bambini di età compresa tra i 6 ei 15 anni inclusi nel nuovo studio, il 12,6 per cento ha avuto difficoltà di apprendimento e il 10,5 per cento è stato arruolato in classi speciali, secondo la ricerca che è stata pubblicata su Environmental Health Perspectives il mese scorso. Per quelli con i più alti livelli di cadmio, le probabilità di avere difficoltà di apprendimento sono risultate 3,21 volte superiori per i bambini con i più bassi livelli di esposizione. Per l’educazione speciale, le probabilità erano 3 volte superiori, mentre nessuna associazione è stata trovata con i disturbi da deficit di attenzione / iperattività.
Fonte: Scientifica american
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