Quando si parla di intelligenza, il primo test che viene in mente a riguardo è sicuramente quello relativo al quoziente intellettivo. In pochi sono coscienti che la ricerca, da questo punto di vista, è impegnata nel capire incontrovertibilmente quali geni la regolino. Uno studio ha recentemente illustrato come tutto quello che si era pensato fino ad ora, sia in realtà frutto di errate analisi.
Per molto tempo si è creduto che i livelli di intelligenza fossero determinati da un singolo gene. Non è così: i ricercatori dell’Università di Harward hanno scoperto che la maggior parte dei geni associati all’intelletto, in realtà non lo sono affatto. Gli scienziati sono arrivati a questa conclusione comparando l’analisi di dodici geni specifici ai dati raccolti attraverso dei test genetici e di intelligenza. Ed è emerso che la stessa non risulta collegata, al pari di ciò che si è pensato fino ad ora alla presenza di fattori genetici specifici. Come viene spiegato da uno dei firmatari della ricerca, il dott. Christopher Chabris, docente di psicologia, nell’articolo relativo allo studio pubblicato sulla rivista di settore Psychological Science:
E’ solo negli ultimi 10 o 15 anni che si promuovono studi che scelgono ad hoc una particolare variante genetica provando a collegarla all’intelligenza ma in tutti i nostri test abbiamo trovato solo un gene che sembra essere associato al quoziente, comunque responsabile di un effetto molto piccolo. Questo non significa che l’intelligenza non abbia una componente genetica, anzi, ma vuol dire che è molto più complesso di quanto pensato sinora trovare i geni o le varianti effettivamente coinvolte nello sviluppo delle differenze intellettive.
Nel suo intero corso lo studio ha posto sotto la lente di ingrandimento i dati raccolti dal 1950 ad oggi sul tema, ivi compreso una ricerca sui gemelli attualmente in corso in Svezia. Secondo gli scienziati l’approccio utilizzato finora è da considerarsi tendenzialmente sbagliato perché limitativo nello sviluppo sia della metodologia di scoperta sia per gli stessi risultati.
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Fonte: Psychological Science