Il linfoma dell’orbita può essere curato attraverso un uso mirato di doxiciclina, antibiotico comunemente utilizzato per curare le infezioni derivanti dal batterio Clamidia. Lo sostiene uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano . I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista di settore “Journal of Clinical Oncology”.
Di solito patologie come la congiuntivite cronica e altre infezioni oculari causate dal batterio Chlamydophila psittaci non vengono diagnosticate con efficacia nell’essere umano, sebbene alti tassi d’infezioni tipiche da parte degli animali domestici porti a credere che la diffusione sia più ampia di ciò che si crede. Esse rappresentano il primo fattore di rischio per la comparsa del linfoma dell’orbita e già in passato si è ritenuto che l’utilizzo di antibiotici in pazienti affetti potesse apportare delle migliorie alle loro condizioni.
Lo studio conferma ora tale assunto, grazie ad una conduzione prospettica e controllata su un gruppo di pazienti scelti internazionalmente affetti da linfoma dell’orbita derivante dal Chlamydophila psittaci. Gli scienziati volevano verificare la reale frequenza tra l’infezione legata a quest’agente patogeno ed il tumore in modo tale di valutare quali miglioramenti potevano venire raggiunti con la sola terapia a base di doxiciclina, senza radioterapia o chemioterapia.
I risultati hanno evidenziato come sebbene l’infezione fosse presente in più dell’80% dei pazienti, dopo la terapia con l’antibiotico in questione non è stata poi riscontrata la presenza del batterio. Non solo: quasi l’80% dei pazienti nei quali l’infezione è stata curata, ha ottenuto una regressione duratura del linfoma dell’orbita. Si tratta di un notevole passo in avanti nella cura di questa patologia cancerosa.
Commentano i ricercatori:
L’uso in prima linea della Doxiciclina nel trattamento dei linfomi dell’orbita associati a Chlamydophila psittaci, come terapia rapida, innocua e a basso costo si è rivelata efficace nel controllare il tumore, se non addirittura in grado di causarne la regressione in molti pazienti, senza precludere in alcun modo la scelta di eventualmente adottare successive terapie quali radioterapia e/o chemioterapia in caso di mancata risposta all’antibiotico.
Il prossimo passo degli scienziati sarà quello di capire perché in alcuni pazienti l’antibiotico non abbia fatto effetto, al fine di poter trovare anche per loro una valida alternativa ai trattamenti radioterapici e chemioterapici.
Fonte | JCO
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