Le ulcere venose sono un disturbo piuttosto diffuso, e anche se non mettono in pericolo la vita del paziente, richiedono una cura lunga e tediosa. Viene definita ulcera, una ferita che non guarisce in modo spontaneo. Le cause possono essere diverse, dalla cattiva circolazione sanguigna ad un semplice trauma. Le ulcere più frequenti sono proprio quelle causate da un cattivo funzionamento del sistema venoso.
Le ulcere venose possono essere di origine varicosa o postflebitica, ma in entrambi i casi, sono determinate dal reflusso venoso dal circolo profondo a quello superficiale, con ipertensione venosa e stasi. La sede più frequente delle ulcere è nella zona del malleolo, più spesso a livello della faccia interna della gamba e sulla tibia.
Le ulcere sono preannunciate dalla comparsa di una sorta di livido, talvolta accompagnato da una sensazione di prurito. Possono essere del tutto asintomatiche, ma anche molto dolorose quando è presente un’infezione.
L’ulcera venosa è una condizione complessa e spesso invalidante per chi ne soffre, anche perché non esiste alcun rimedio topico in grado di arginare la ferita. Al di la delle tecniche di medicazione, che rivestono comunque un ruolo secondario, il cardine della terapia è rappresentato dal bendaggio elastocompressivo per correggere l’ipertensione venosa e/o la stasi linfatica.
La terapia elastocompressiva viene effettuata nella maggior parte dei casi la tecnica del gambaletto all’ossido di zinco o le con bende elastiche a corto coefficiente di allungamento. Il processo di guarigione, purtroppo, è lungo e richiede molta pazienza, tuttavia se il trattamento elastocompressivo è ben effettuato, nel giro di 3-6 mesi (a seconda grandezza della lesione e del tipo di insufficienza venosa cronica) l’ulcera si rimargina con successo. Le ulcere venose tendono a ripresentarsi a distanza di qualche mese, per prevenire le recidive, infatti, è importante mettere in atto una serie di norme terapeutiche, come le calze elastiche della classe seconda e della classe terza di compressione.
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