La pancreatite è una patologia che causa l’infiammazione del pancreas, un organo o meglio una ghiandola (dietro lo stomaco), deputata a secernere enzimi fondamentali per la digestione e ormoni come l’insulina e il glucagone, coinvolti nel metabolismo e nel mantenimento dei giusti valori della glicemia. Inizialmente la pancreatite si manifesta in forma acuta, ma se non viene curata può trasformarsi in pancreatite cronica. Vediamo insieme quale dieta seguire.
Pancreatite: sintomi
Solitamente l’episodio di pancreatite comincia con il mal di pancia nella parte superiore dell’addome e attacchi di dolore all’addome, che si possono propagare anche fino alla schiena. In alcuni casi il dolore può comparire improvvisamente o peggiorare dopo i pasti. Tra gli altri sintomi ci sono anche:
- Gonfiore addominale
- Fitte
- Bruciore
- Nausea
- Vomito
- Febbre
- Perdita di peso
- Diarrea
Pancreatite: dieta
Nel caso della pancreatite acuta si procede con il ricovero ospedaliero, durante il quale vengono somministrati solo liquidi. La ripresa dell’alimentazione avviene quando diminuisce o scompare il dolore addominale. I primi giorni si somministra una dieta liquida blanda (caffè d’orzo, tè, camomilla, brodo vegetale), poi si passa progressivamente a cibi di consistenza più solida fino ad un graduale ripristino di una dieta normale. Nei casi di pancreatite acuta severa, invece, è necessaria la nutrizione artificiale precoce. Chiaramente, gli alimenti vanno reintrodotti in modo graduale, privilegiando la pasta di piccolo formato, il riso, la crema di riso, il pane tostato o il pane azzimo, il brodo vegetale filtrato e il purè di patate.
Se questi cibi sono ben tollerati si possono reintrodurre anche le proteine, partendo dal pesce. Se non ci sono disturbi si può ricominciare a mangiare anche la carne, prima di pollo, poi le altre carni bianche e infine il vitello e il manzo. Inizialmente, le verdure vanno consumate solo cotte. Se non compaiono sintomi gastro-intestinali si possono mangiare anche le verdure crude privilegiando carciofi, sedano, melanzane, catalogna, fagiolini e indivia. Anche i legumi possono essere consumati, purché lasciati preventivamente in ammollo per almeno 24 ore e dopo cotti passati al passaverdura.
Per quanto riguarda la cottura è preferibile non usare più di 20-30 g di olio extravergine d’oliva al giorno e l’aggiunta di grassi durante la cottura. Sono indicate, infatti, la cottura al vapore, alla griglia, al forno a bagnomaria. La frutta va assunta lontano dai pasti e inizialmente solo sotto forma di succhi, successivamente sotto forma di purea. Il divieto assoluto, invece è per i cibi quali: salse, besciamella, panna, burro, maionese, insaccati, salumi, molluschi, crostacei, pesce in scatola, uova e tutti i tipi di formaggi.
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