Ammettiamolo, ce lo siamo sempre chiesti tutti quanti perchè le dita delle mani, le piante e le dita dei piedi diventassero rugose in seguito alla lunga permanenza in acqua. Una ricerca condotta dagli scienziati dell’Università di Newcastle ha cercato e trovato la causa di questo fenomeno.
Di solito le dita grinzose e rugose vengono utilizzate come cartina tornasole dai genitori di tutto il mondo per costringere i propri bambini ad uscire dall’acqua dopo un lungo bagno. Nella realtà, il loro comparire è dovuto sì alla lunga permanenza in immersione, ma si tratta di un meccanismo evoluto che il nostro organismo applica per afferrare meglio gli oggetti che nell’acqua possono sfuggire. Nello studio britannico, pubblicato sulla rivista di settore Biology Letters, gli scienziati coordinati dal biologo Tom Smulders sono riusciti a dimostrare che i polpastrelli grinzosi e rugosi sono in grado di aumentare la potenza della presa delle nostre mani su oggetti scivolosi e bagnati.
I nostro antenati nell’era preistorica, necessitavano di questo piccolo accorgimento per afferrare il cibo presente in acqua. E le dita grinzose non sarebbero altro che un retaggio evoluzionistico che ci portiamo dietro da quei tempi andati. A livello puramente fisico, i ricercatori hanno dimostrato che la rugosità delle mani dopo una lunga immersione in acqua non apportano nessun problema al nostro organismo o benessere. Nel corso di tutta una serie di esperimenti in laboratorio, Smulders ha dimostrato che le mani rugose afferrano con maggiore facilità oggetti scivolosi come biglie ed minutaglia liscia un po’ come, per usare un paragone che possa rendere l’idea, accade per le superfici frastagliate dei copertoni affrontano meglio il terreno bagnato. Questo però non significa che le dita siano più forti: commenta lo studioso:
Le persone sono circa il 12% più rapide se le loro dita sono rugose che se le loro dita non sono rugose. Ma al contempo le dita in queste condizioni potrebbero essere ferite più facilmente, o potrebbero alterare il tatto.
Fonte | Biology Letters
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