Di sclerosi multipla, una patologia che colpisce il cervello con un meccanismo di tipo autoimmunitario, si ammalano ogni anno circa 18mila persone. In caso di sospetto occorre eseguire diversi esami diagnostici, tra cui la risonanza magnetica. Ma una nuova tecnica di RM potrebbe rilevare la presenza della sclerosi in modo più dettagliato e vivido.
I ricercatori canadesi della University of British Columbia, infatti, hanno sviluppato una tecnica innovativa che si basa sull’analisi della frequenza delle onde elettromagnetiche anziché sulla dimensione delle stesse. Tale approccio, secondo gli esperti, permetterebbe di identificare i segni della sclerosi multipla in anticipo e in maniera più puntuale. La nuova metodologia è stata testata da un team di studiosi dell’UBC MRI Research Centre su 20 pazienti affetti da SM e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neurology.
I malati sono stati seguiti per 6 mesi e sottoposti ogni mese sia ad una risonanza magnetica tradizionale che con la nuova tecnica per mettere a confronto i risultati. In questo modo, gli esperti si sono resi conto come fosse possibile individuare qualunque segno di danno tissutale indotto e segnalato dalle cicatrici della mielina (che ha il compito di proteggere le fibre nervose e di permettere ai messaggi elettrici neuronali di comunicare con gli altri neuroni) almeno 2 mesi prima rispetto al metodo convenzionale. Come ha spiegato uno dei ricercatori dell’UBC:
Questa tecnica tira fuori le sottili differenze nello sviluppo delle lesioni da SM nel corso del tempo poiché è più sensibile a tale tipo di cambiamenti. In questo modo i ricercatori potrebbero impiegare studi molto più piccoli per determinare se un trattamento (come per esempio un nuovo farmaco) sta rallentando o addirittura bloccando la rottura della mielina.
La mielina, infatti, gioca un ruolo determinate nello sviluppo di questa malattia infiammatoria, che colpisce esclusivamente il rivestimento mielinico dei neuroni del cervello.
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