Polemiche senza fine né rispetto per la dignità e la privacy degli stessi malati stanno da tempo animando il dibattito sul diritto all’autodeterminazione di ogni paziente terminale, di cui si sia accertata scientificamente l’impossibilità di guarigione.
Alcuni ammalati gravi hanno registrato testamenti biologici indiscutibili dal punto di vista umano, ma reputati nulli dalla morale cristiano-cattolica. Ebbene, forse siamo ad una svolta.
Il Comitato Nazionale Bioetica ha approvato ieri un importante documento dall’emblematico titolo Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione paziente-medico, in cui si afferma il diritto del malato, che sia ovviamente un soggetto cosciente e consapevole, di rinunciare alle prestazioni mediche, anche nel caso in cui queste potrebbero salvargli la vita, al costo però di prolungarne ulteriormente le sofferenze.