Il clima marino è uno dei più favorevoli per chi ha otiti e rinofaringiti recidivanti e che una volta i vecchi medici amavano inquadrare nella categoria dei soggetti linfatici; con questo termine, assolutamente non scientifico, si indicava però in una disfunzione del sistema immunitario la causa delle flogosi recidivanti delle vie aeree superiori. E’ indubbio che lo iodio, il nuoto e il sole attuano una attivazione metabolica utilissima in questi casi considerando anche che il bagno marino determina un lavaggio delle mucose nasali ed orofaringee paragonabile a quello ottenuto con le acque termali.
Ma quando si consiglia il mare si devono però informare i pazienti dei rischi da immersione che sono più frequenti in ambito otorinolaringoiatrico. Le patologie possono essere o da immersione semplice e in superficie o da immersione in profondità, dove entrano in causa alterazioni dei meccanismi di compensazione della pressione delle cavità aeree dell’orecchio e dei seni paranasali che realizzano un «barotrauma».
Nelle immersioni semplici il prolungato contatto con l’acqua modifica le condizioni della epidermide dell’orecchio esterno e delle mucose nasofaringee con alterazioni della flora batterica locale. Nel periodo estivo o nelle acque tropicali è stato rilevato un aumento dei gramnegativi e dei miceti che determinano facilmente otiti esterne dovute anche a prodotti urticanti secreti dalle alghe o a sostanze chimiche o altri microorganismi presenti nell’acqua. Basterà avere l’abitudine di detergere il condotto uditivo con acqua dolce a fine giornata ed instillare nell’orecchio gocce con associazioni antibiotico-steroidee per prevenire queste fastidiose patologie curabili poi solo con antibiotici.
Analoghi meccanismi di attivazione batterica e di sofferenza delle mucose nasali dovute a prolungate immersioni possono essere responsabili di riniti e sinusiti che, determinando cefalea e ostruzione respiratoria nasale, possono rovinare il periodo di vacanza. Anche in questo caso lavaggi nasali con acque termali e la utilizzazione di spray nasali con steroidi topici possono prevenire la comparsa di questi disturbi.
Diversa è la patologia dell’orecchio medio e dei seni paranasali che consegue a immersioni in profondità. In questo caso se la tuba e gli orifizi sinusali sono occlusi o ristretti si ha uno squilibrio pressorio tra l’aria contenuta nell’orecchio e nei seni e la pressione dell’ambiente esterno (che aumenta durante l’immersione e diminuisce durante l’emersione). Il barotrauma dell’orecchio medio si manifesta con dolore all’orecchio, ipoacusia di tipo trasmissivo, acufeni, quello dei seni con dolore locale associato a dolori ai denti.
Più grave il barotrauma dell’orecchio interno con acufeni, ipoacusie percettive e vertigini che possono compromettere la sensazione di posizione del soggetto in immersione alterando l’orientamento con pericolo di vita da parte del subacqueo. Dovrà in ogni modo essere richiesto un accurato controllo preventivo delle condizioni psicofisiche del soggetto che si sottopone ad immersione in profondità.