E’ allarme pediatri in Italia. Sono sempre di più i medici che nel corso dei loro studi non scelgono questa specializzazione,
portando ad un progressivo spopolamento della professione.
La richiesta di aiuto è stata lanciata dalla Sip, la Società Italiana di Pediatria che spiega, senza giri di parole, come fra meno di 10 anni la nostra penisola rischi di rimanere quasi del tutto scoperta da questo tipo di assistenza, costringendo le famiglie a lunghe attese e problemi nella gestione della salute dei propri figli.
Entro il 2020,spiega il vicepresidente della Sip Giovanni Corsello:
Non saremo più in grado di garantire l’assistenza sanitaria. Nei prossimi anni il numero dei pensionamenti aumenterà.
Va da se che se il numero dei laureati continuerà, come per il 2010 appena trascorso, ad essere minore dei quello dei pensionati, molti posti rimarranno vaganti con il conseguente aumento di disagi e di mancanze, sia per ciò che riguarda i diversi professionisti sul territorio, i pediatri di famiglia e quelli ospedalieri. Attualmente sono 43 le scuole di specializzazione in pediatria sul territorio italiano, ma non riescono a sopperire alla carenza.
Secondo uno studio condotto dall’ordine, se si dovesse mantenere l’attuale numero di specializzati prodotti nell’ultimo anno, i 15mila professionisti circa attivi attualmente, scenderanno a meno di 12mila nel 2020 ed addirittura 8mila nel 2025, con un deficit stimato, nell’assistenza, di almeno 3mila dottori.
In base ai dati rilevati dalla Sip, i maggiori problemi saranno riscontrabili al Centro Sud. Questo perché le Regioni impegnate nei piani di rientro economico, avranno sicuramente meno risorse per collocare i pediatri sul proprio territorio.
Come sottolinea Corsello, è già in atto
un fenomeno migratorio dei pediatri dal Sud al Nord, dove ci sono maggiori risorse e una più forte domanda per coprire gli organici.
Ovviamente al lanciato allarme seguono azioni concrete da parte della società: Il presidente Alberto Ugazio ha già fatto domanda, presso il ministro della Salute Ferruccio Fazio e quello dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, un aumento del numero delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione.
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Fonte: Corriere della Sera