Fino a qualche mese fa era una semplice ipotesi lanciata da molte categorie di lavoratori della salute. Ora la collaborazione dei medici di famiglia in supporto del personale sanitario del pronto soccorso è una sperimentazione attiva, come presentata lo scorso settembre, e funzionante. Almeno per ciò che riguarda il policlinico Umberto I di Roma, dove da settembre, presso il reparto di Emergenza ed accettazione, è operativo l’ambulatorio “Codici Minori”. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Tutti i giorni, domenica compresa, nell’ambulatorio (in orario 8-20, n.d.r.)dei medici di famiglia visitano i pazienti meno gravi che arrivano al nosocomio romano. Come spiega Pierluigi Bartoletti, segretario della Fimmg Lazio, la Federazione italiana dei medici di medicina generale:
È un progetto pilota avviato grazie alla collaborazione tra Asl Roma A, ospedale universitario e medici di famiglia della capitale. Si tenta così di decongestionare il Pronto soccorso, dove arrivano molti pazienti con problemi che potrebbero essere risolti in ambulatorio e, allo stesso tempo, si assicura la continuità delle cure ai cittadini.
Come da protocollo i pazienti che arrivano al pronto soccorso vengono divisi in codici diversi in base al triage. Se presentano patologie molto lievi o non necessitano di cure urgenti sono “spediti” verso l’ambulatorio in questione, attiguo a quello di emergenza, dove i medici di famiglia li visitano più a fondo. Dovessero apparire delle complicazioni non rivelate al triage, i pazienti vengono nuovamente affidati ai medici del reparto di emergenza. In questo modo si riesce a visitare più persone senza congestionare il reparto e creare lunghe attese.
Sottolinea il direttore generale dell’Umberto I Antonio Capparelli:
Abbiamo voluto creare un percorso diverso, ma sempre collegato al Dea, per quei pazienti cui sono assegnati codici minori, in modo da evitare il sovraffollamento negli stessi locali in cui arrivano malati con patologie gravi e più complesse (codici rossi e gialli) da assistere con urgenza. Si tratta soprattutto di pazienti con dermatiti, dolori cervicali, sciatalgie.
E le statistiche ci insegnano che otto su dieci di loro torna a casa avendo risolto il problema e senza la necessità di ulteriori interventi.
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Fonte: Corriere della Sera