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Leucemia diagnosticata al presentatore che mangiò le verdure di Fukushima

Il nome Otsuka Norikazu da noi non dice molto, ma per i giapponesi da oggi suscita un po’ di paura. Si tratta di un presentatore televisivo che qualche mese fa, dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, per tranquillizzare la popolazione mangiò in diretta televisiva, insieme alla sua assistente, della verdure e degli spaghetti di riso provenienti dalle aree che distavano appena pochi chilometri dalla centrale. Oggi gli è stata diagnosticata la leucemia.

In particolare si tratta di leucemia linfatica, una forma di leucemia in cui i linfociti si espandono nel sangue, linfonodi e midollo osseo. Le possibilità di guarigione vanno dal 30 al 40% dei casi, e può portare a complicazioni come anemia, trombocitopenia ed emorragie. Si tratta di una malattia che anche se è più comune negli uomini con più di 50 anni, è molto rara in Oriente, e questo non fa altro che aumentare il sospetto.

E se due indizi fanno una prova, abbiamo anche un terzo indizio, e cioè la storia di un uomo, un tecnico della Tepco, la società che si è occupata della messa in sicurezza della centrale, che nell’agosto scorso ha avuto la stessa malattia diagnosticata, ma purtroppo stavolta è stata fulminante ed è morto. Subito le autorità si sono catapultate per affermare che non c’è la piena certezza che le verdure mangiate dal presentatore e la leucemia fossero collegate, ma visti tutti questi indizi, un po’ di paura viene.

I pericoli ora sono diversi. In pericolo c’è l’assistente di Norikazu che ha mangiato le verdure insieme a lui; c’è un giovane politico giapponese che qualche mese fa bevve l’acqua di Fukushima per dimostrare che non c’erano pericoli, e ci sono anche i chissà quanti cittadini che, tranquillizzati dalle immagini televisive, hanno scelto di fidarsi ed hanno acquistato il cibo proveniente dalle zone intorno alla centrale. Eppure le autorità nipponiche avevano in un primo momento vietato la vendita di quelle dettare alimentari, per poi ritirare il divieto, forse dopo le pressioni dei commercianti locali. Ad oggi si sa che almeno entro 20 km dalla centrale le radiazioni sono una certezza, ma il sospetto è che siano arrivate anche molto oltre.