Censurare una forma d’arte è una cosa ignobile che ormai non si pratica più da anni, ma siccome spesso l’arte, ed in particolare il cinema, può avere un influenza molto marcata nella psicologia delle masse, in special modo di quella degli adolescenti, da qualche anno Hollywood si è data una sorta di codice di autoregolamentazione, in cui vengono ridotti allo stretto necessario scene di violenza, sesso, droga, parolacce, ed anche il fumo.
Secondo la Mpaa (Motion pictures association of America), l’industria cinematografica americana, scene di quel tipo sono “ammesse” solo se sono parte integrante della trama (un film come Arancia Meccanica senza scene di violenza non avrebbe senso), ma in tutti gli altri, meno si vedono e meglio è. Ma a James Cameron evidentemente questa regola non interessa perché, come fece in Titanic più di un decennio fa, anche stavolta in Avatar ha esagerato con le sigarette. Per questo la Smoke Free Movies, un’associazione americana che si batte per eliminare le sigarette dai film, ha chiesto al pubblico di boicottare il colossal.
Secondo l’associazione salutista, i protagonisti, ed in particolare la dottoressa Grace Augustine, interpretata da Sigourney Weaver, viene inquadrata troppo spesso con una sigaretta in mano, e quando non ce l’ha, sbraita perché ne vuole una. Spiegano dal SFM che non ha senso che un film ambientato nel futuro mostri ancora la nevrosi e la dipendenza da tabacco di oggi, così come in Titanic una ragazza di quasi 100 anni fumava come un’adolescente del 2000.
Spiegano dall’associazione che l’atto del vedere un personaggio, specialmente se il protagonista, sullo schermo con una sigaretta costantemente in mano può essere un cattivo esempio nei bambini e negli adolescenti, più facilmente corruttibili, e quindi questo si traduce in uno spot gratuito per le major del tabacco, che causano 60 mila morti all’anno soltanto negli Stati Uniti. Questa scelta non ha senso specialmente in questo periodo, in cui in particolar modo proprio l’America si sta battendo ferocemente nelle battaglie contro il fumo, ed in qualsiasi angolo di strada è possibile vedere un manifesto che parla delle conseguenze delle sigarette.
Secondo i produttori, un semplice film non può provocare una corsa alla sigaretta, ed i comportamenti emulativi sono da escludere. Sarà, ma come la storia ci insegna, ogni volta che si fanno campagne per boicottare un film, l’unico risultato che si è ottenuto è di spingere ancora più gente al botteghino (Baarìa insegna).
[Fonte: Repubblica]