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Il fumo passivo uccide 600 mila persone all’anno

C’è un killer invisibile tra di noi, tutti lo conosciamo ma è quasi impossibile da evitare: il fumo passivo. Sono arcinote le conseguenze del fumo sulla salute dei fumatori, e negli ultimi anni anche del cosiddetto “fumo di seconda mano“. Il problema è che, nonostante le raccomandazioni, risulta difficile evitare di esporre al fumo passivo gli altri, specialmente i più piccoli.

Una ricerca condotta da Armando Peruga e Annette Pruss-Ustun dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) su 192 Paesi, praticamente quasi tutto il mondo, ha rilevato che ogni anno sono più di mezzo milione le persone che, pur non fumando, muoiono a causa degli effetti del fumo.

Il problema è che questo killer è in grado, oltre che di uccidere, anche di rovinare la vita della stragrande maggioranza delle persone che non rimangono vittime, ma rischiano di ammalarsi di diverse patologie respiratorie. Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Lancet, l’1% dei morti di ogni anno nel mondo sono collegati al fumo passivo.

Di queste 603 mila vittime, il 40% sono bambini, mentre la percentuale restante è quasi equamente divisa tra uomini e donne non fumatrici. Sono i bambini dunque i più esposti, in particolar modo nei Paesi più poveri, dove magari le norme di prevenzione a cui noi assistiamo tutti i giorni (come ad esempio il divieto di fumo nei locali pubblici), o le norme basilari di igiene, non vengono rispettate. La differenza è evidente osservando le cifre: in Africa i decessi tra i bambini sono 4 volte maggiori rispetto agli adulti; in Europa invece il rapporto è di 1:500 a sfavore degli adulti.

La conseguenza principale del fumo passivo è l’ischemia che provoca ogni anno 379 mila morti, seguita da infezioni respiratorie (165.000), asma (quasi 37 mila) e cancro ai polmoni (21.400). E dire che i fumatori stimati nel mondo sono “appena”, si fa per dire, un miliardo e 200 milioni. Secondo i dati dell’Oms però, le persone esposte ai danni del fumo sono molte di più, anche diverse miliardi.

[Fonte: Ansa]