Alcuni prodotti alimentari come le carni, il latte, i formaggi possono contenere pericolosi germi e trasmettere gravi malattie agli animali come per esempio l’afta epizootica o la peste suina. Anche piccoli quantitativi possono rappresentare una minaccia per la salute degli animali: portare da paesi che non fanno parte dell’Unione Europea carni o prodotti lattiero-caseari comporta il rischio di portare malattie degli animali.
Con queste parole inizia il rapporto del Ministero della Salute a proposito delle nuove regole sulla sicurezza alimentare elaborate dall’Unione Europea. Una nuova serie di procedure, divieti, ma soprattutto attenzioni di buon senso che potrebbero evitare epidemie e problemi di natura sanitaria legati al cibo che finisce ogni giorno sulle nostre tavole.
L’ultimo episodio di malattia di Creutzfeldt-Jakob, seppur risalente ad un contagio avvenuto almeno una decina di anni fa, ha riportato l’accento sulla sicurezza con cui vengono trattati gli alimenti anche in un posto considerato sicuro come l’Unione Europea. E dalle indagini risulta che, seppur i controlli effettuati sono positivi e costanti, non sono sempre infallibili.
Secondo un’inchiesta condotta dall’Espresso, quando un ispettore avvia un’indagine su un allevamento e la sua filiera, attua controlli molto meticolosi tanto da assicurarci che la gestione complessiva è corretta. Il problema è che questo genere di controlli, almeno per quanto riguarda l’Italia, sono molto pochi. Considerando i dati dell’ultimo anno di riferimento, il 2009, si scopre che i controlli sui bovini macellati nel nostro Paese sono stati effettuati solo sullo 0,5% del totale. Un numero che se vi pare irrisorio, potrebbe far gridare allo scandalo scoprendo che la percentuale dei controlli sui suini scende allo 0,05% e quello sui volatili è ancora più basso, attestandosi a solo lo 0,03%.
Nessuno potrebbe chiedere che vengano controllati tutti, ma forse un numero maggiore di ispezioni potrebbe farci dormire sonni più tranquilli, come invece afferma il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, secondo cui, sin da ora,
il consumatore italiano può star tranquillo.
Le regole imposte dal Ministero, in vigore da un anno circa, affermano che chiunque viaggi all’infuori dell’Unione Europea, rientrando non porti con sé carni e prodotti a base di carne, latte e prodotti ad esso collegati e qualsiasi prodotto di origine animale non destinato all’alimentazione umana, compresi quelli destinati all’alimentazione degli animali da compagnia, né è permesso farseli spedire.
Chiunque voglia far entrare tali prodotti dovrà ottenere un certificato sanitario rilasciato dalle autorità veterinarie del Paese d’origine che attesti che tale prodotto segua le norme vigenti nell’Unione Europea, ed inoltre deve passare i controlli della dogana. Ma chi lo dice che gli alimenti prodotti all’interno dei confini Ue siano sicuri? Secondo la LAV (Lega Anti Vivisezione), ogni anno gli allevamenti sono sempre più sporchi e affollati, l’inquinamento è sempre più alto e gli animali sono sottoposti a “bombardamenti farmacologici”, tanto che addirittura le Nazioni Unite hanno dovuto riconoscere che c’è un “vivaio di malattie emergenti” proprio nel Vecchio Continente, come ad esempio la Salmonella, sempre più presente in tutti i Paesi.
Noi cittadini purtroppo non abbiamo molte armi a nostra disposizione, e resta indubbio che ci conviene sempre controllare l’etichetta prima di acquistare prodotti provenienti da animali, dato che quelli che provengono da una filiera europea (anche se nati, cresciuti e macellati in Paesi diversi) sono sempre più sicuri rispetto a quelli provenienti dall’estero. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere più controlli ed una migliore condizione degli allevamenti.
[Fonte: L’Espresso]