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Tumore, gli italiani preferiscono morire in casa

 Non di rado, quando una persona si ammala di tumore o di altre patologie inguaribili, arriva il momento nel quale “prevedere” la propria morte e stabilire se si vuole morire a casa o in un letto di ospedale. La maggior parte degli italiani, circa l’85%, preferisce la prima opzione. Ce lo racconta un rapporto condotto dalla Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio Onlus, compilato sulla base dei dati Istat raccolti in materia.

A livello pratico, solo il 43% degli anziani e dei malati italiani riesce a morire in casa e nel proprio letto. E sebbene possa sembrare una percentuale molto bassa,  si tratta di una realtà particolare e del tutto italiana. La media europea  e statunitense sono decisamente più basse: i dati parlano di un 18% inglese, del 25% francese e di un 22% di persone che riescono a fare a meno di una morte “ospedalizzata”  negli Stati Uniti.

Tale trend, nel quale è verificabile una maggiore percentuale di donne che riescono a morire nel proprio domicilio, dipende molto anche dalla scarsa diffusione degli hospice nel nostro paese.  Non solo, nella quasi totalità dei casi, soprattutto in caso di anziani malati, le famiglie vengono lasciate da sole ad affrontare la patologia fino alla fine, con forte dispendio di denaro e forza fisica.

La situazione, di per sé già grave, viene accentuata dalla difficoltà di accesso alle cure palliative. Senza contare che con il progredire delle età, se ad essere malato è un anziano, non vi è una possibilità molto ampia di scelta in merito ai trattamenti da poter intraprendere per concludere degnamente la propria vita. Una situazione questa riscontrabile anche negli anziani con malattie croniche non oncologiche, i quali quasi sempre non ricevono cure adeguate. Fattore questo dovuto alla mancanza di energia fisica ed economica per un approccio migliore alla patologia ed all’assistenza.

Piccola curiosità: secondo i dati relativi alle vendite dei farmaci utilizzati per la terapia del dolore, almeno il 30% dei pazienti terminali non riceve un supporto adeguato in tal senso.

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Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio Onlus