E’ passato il disegno di legge che prevede l’istituzione di registri nazionale e regionali per l’impianto di protesi al seno, nonché il divieto per le minorenni per soli fini estetici. I chirurghi che infrangeranno la normativa andranno incontro a multe fino a 20 mila euro e 3 mesi di reclusione.
Nel nostro Paese, ogni anno, vengono eseguiti circa 80 mila interventi per l’impianto di protesi mammarie, tuttavia solo il 30% è riconducibile a motivi ricostruttivi, come ad esempio dopo un tumore al seno. Il 70% degli interventi, infatti, è legato a ragioni puramente estetiche, e riguarda donne di età compresa fra i 18 e i 25 anni, e tra i 35 e i 45.
Il Ddl era stato già presentato qualche anno fa dall’allora ministro della Salute Ferruccio Fazio, ma l’iter del provvedimento ha subito un’accelerazione in seguito allo scandalo delle protesi Pip, non solo ad alto rischio di rottura, ma contenenti additivi chimici comunemente utilizzati per la produzione di carburanti, gomme, ecc.
Il disegno di legge entrerà in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e prevede che il Ministero della Salute e le Regioni si dotino di registri dove saranno raccolti i dati relativi alla durata delle protesi (di 10 anni secondo le stime della Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica), agli effetti collaterali, all’incidenza dei tumori al seno e alle malattie autoimmuni.
Sulle minorenni, dunque, sarà possibile impiantare le protesi solo ed esclusivamente sulla base di un’indicazione medica che certifichi gravi malformazioni congenite. Secondo gli specialisti della Sicpre, la richiesta da parte delle ragazze più giovani è piuttosto consistente, le stime, infatti, parlano di circa mille interventi l’anno in Italia.
Con questo decreto, finalmente, i professionisti poco seri hanno smesso, o almeno si spera, di fare i furbi, anche perché rifarsi il seno, quando il corpo è ancora in una fase di cambiamento, rappresenta un rischio non indifferente.
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