Bisogna spostare sempre più avanti i limiti di terza e quarta età: ciò che in passato era vero anagraficamente, ora non ha più senso neanche da un punto di vista biologico. La diffusione dell’attività sportiva ed i progressi della medicina hanno radicalmente cambiato il concetto di salute, specialmente in questa fascia di età: personalmente siamo sempre scettici sul balletto di cifre che ruota intorno ai fenomeni di massa, per cui bisogna sempre prendere con le molle certi dati, ma a questo proposito ci si deve piacevolmente “arrendere” ai dati forniti dall’ISTAT che considerano i soggetti over 50, fino a qualche decennio fa avviati verso una decorosa ma inarrestabile vecchiaia, atleti a tutti gli effetti.
Distinguerei comunque i due aspetti della pratica sportiva in questa età, separando in modo netto l’attività agonistica dalla pratica di tipo ludico ginnica. In questo contesto è importante il ruolo del medico sportivo che ha un duplice compito: incoraggiare l’inizio o la prosecuzione dell’attività fisica da un lato, e individuare eventuali controindicazioni assolute al rilascio del certificato di idoneità agonistica dall’altro. La prima situazione è a nostro avviso quella più moderna e sociale, in linea con le più recenti linee guida che rivalutano l’attività fisica al punto di conferirle la dignità di mezzo di prevenzione sanitario e sociale, fino ad assumere un compito di vera e propria attività terapeutica.
Non c’è limite a questo proposito: uno stimolo adeguato è in grado di apportare miglioramenti a qualsiasi età. A livello dell’apparato osseo viene combattuta l’osteoporosi (si è visto a questo proposito come la terapia sostitutiva ormonale presenti pro e contro), a livello muscolare viene contrastata la sarcopenia, che è causa e conseguenza della diminuzione della potenza muscolare, sia nella velocità di reclutamento che nel numero di unità motorie coinvolte.
L’apparato cardiovascolare, con il trascorrere degli anni, è sottoposto ad un processo di invecchiamento: a livello cellulare aumenta la deposizione di grasso, tessuto connettivo e collageno. La frequenza cardiaca massima tende ad abbassarsi di 1 battito per ogni anno di vita trascorso, e anche la gittata sistolica, la portata cardiaca e la contrattilità subiscono un decremento. A partire dalla terza età si è osservata inoltre una riduzione della capacità di risposta dei beta recettori, della capacità di utilizzare come substrati energetici gli acidi grassi e si sono riscontrate alcune modificazioni strutturali nei canali del Ca (che condizionano negativamente la regolazione dell’accoppiamento eccitazione-contrazione).
A livello dell’apparato muscolare l’ipotrofia legata al passare degli anni, con diminuzione della sezione trasversale del muscolo, determina la diminuzione della potenza aerobica; questa è condizionata negativamente anche dalla ridotta capacità ossidativa muscolare, per calo del volume e del numero dei mitocondri. La catena respiratoria lavora al loro interno, e genera un flusso continuo di ROS (specie reattive dell’ossigeno), il cui accumulo ha un effetto deleterio su proteine, lipidi e acidi nucleici.
I ROS sono i principali responsabili dell’ invecchiamento cellulare. Probabilmente è proprio la capacità individuale di rimuovere questi ROS (legata a caratteristiche intrinseche e a uno stile di vita adeguato) la responsabile delle prestazioni di altissimo livello che si verificano a volte nell’atleta anziano. Si sta cercando di studiare le modificazioni genetiche legate alla resistenza, e forse il gene legato all’ACE è il maggiore indiziato, ma ancora non si hanno risultati incoraggianti.
In questo contesto il ruolo del medico sportivo è proprio quello di incoraggiare la pratica dell’attività fisica, meglio se in stretta collaborazione con il medico di famiglia: è infatti da questa figura, a quotidiano contatto con la popolazione, che dovrebbe partire l’input per la pratica sportiva, sicuramente di tipo non agonistico. Essa ha un effetto benefico su notevoli parametri biologici quali pressione arteriosa, metabolismo lipidico, indice di massa corporea, incide positivamente su molti dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, migliora il tono dell’umore, riduce l’incidenza di tumori del colon.