Le maggiori associazioni di cardiologi statunitensi consigliano il Ticagrelor come trattamento per la sindrome coronarica acuta. Sia l’American College of Cardiology (ACC) che l’American Heart Association (AHA) hanno infatti pubblicato l’aggiornamento delle linee guida sulla durata della terapia relativa a questa patologia.
Ed entrambe, parlando della doppia terapia antiaggregante, mettono il farmaco sopra citato all’interno delle stesse come trattamento raccomandato rispetto al Clopidogrel, altro medicinale utilizzato per l’approccio terapeutico alla sindrome coronarica acuta in coloro che hanno subito l’apposizione di uno stent nelle coronarie e per i pazienti sottoposti esclusivamente a terapia medica nei casi in cui la patologia non presenti elevazione persistente del segmento ST nell’elettrocardiogramma. Commenta Elisabeth Björk, Vice Presidente, Direttore dell’Unità Malattie Cardiovascolari e Metaboliche, Unità Globale di Sviluppo dei farmaci di AstraZeneca, produttrice del farmaco:
Siamo lieti di questo ulteriore riconoscimento da parte dell’ACC/AHA circa il ruolo di ticagrelor nel trattamento di un ampio spettro di sindrome coronarica acuta. Questo aggiornamento riflette l’affidabilità clinica di ticagrelor come opzione terapeutica per i pazienti colpiti da attacco cardiaco in una situazione acuta e a lungo termine.
Il medicinale, nello specifico, ha ricevuto il via libera alla commercializzazione nel settembre del 2015 proprio per i pazienti colpiti da infarto: si tratta dell’unico inibitore del recettore P2Y12 ad essere stato approvato dall’FDA negli ultimi 10 anni per l’uso a lungo termine. Perché tale aggiornamento è importante? Perché rappresenta un’indicazione terapeutica ben precisa volta a ridurre la percentuale di morte vascolare sia nelle persone colpite da infarto del miocardio, sia da sindrome coronarica acuta. Non solo: non si può non considerare come il Ticagrelor, secondo i trial eseguiti finora, sia in grado di ridurre la percentuale di trombosi relativa all’impianto di stent nelle arterie coronariche.
Risultati confermati per i 12 mesi seguenti all’infarto per ciò che concerne tutti i benefici ai quali la sua assunzione è stata legata.
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