L’ occasione è lì a portata di mouse. Facile, comoda, pulita, igienicamente garantita, praticamente gratis. Nessuna ansia da prestazione, nessuna necessità di intavolare anche il minimo accenno di relazione verbale. Niente complicazioni e scocciature della realtà. Forse la fruizione, seduti al computer di casa, penalizza un po’ la componente trasgressiva, l’aspetto estetico crolla di fronte al trash dei video amatoriali, ma alla fine che importa? È tutta una questione di consumo. Di sesso in questo caso, come di alcol, o di videogiochi, o di shopping, le patologie compulsive più diffuse negli ultimi anni.
Solo che, se lo shopping ad oltranza mette a dura prova il conto in banca, con la dipendenza da sesso è tutta la sfera relazionale a crollare. L’ultimo allarme in ordine di tempo arriva da un’inchiesta condotta dalla BBC News fra 43 terapisti inglesi: l’80% degli intervistati conferma che la dipendenza sessuale da Internet, quella che spinge le persone a stare davanti al pc più di 8 ore al giorno, e a compiere fino a 10-12 atti sessuali – rapporti in questo caso è termine del tutto fuori luogo – è in deciso aumento.
E infatti il sesso su Internet è al terzo posto per valore economico nella rete. Ogni secondo si spendono 89 dollari in materiale pornografico e 28.258 persone lo stanno guardando, quasi sempre dall’ufficio; ogni giorno nascono 266 nuovi siti porno. Ce n’è abbastanza per dire che siamo di fronte a un’emergenza poco appariscente perché consumata in silenzio e in solitudine, ma estremamente subdola perché va a minare non solo i rapporti di coppia, ma la capacità dell’individuo di avere relazioni sane e, nei casi più gravi, di affrontare e vivere la realtà.
Nella rete si può fare tutto anche senza l’aiuto o la presenza di qualcuno, si crea un mondo dove il piacere fisico prende il posto della gratificazione emotiva e dell’intimità della vita reale, che vengono vissute come pericolose, imprevedibili. instabili. Di fronte a questo universo dove si sperimenta un’onnipotenza facile, garantita, gratuita e senza contraddittorio è evidente che nessuna relazione con una persona “vera” può reggere al confronto. E la rottura di una relazione è un passo pericoloso verso il baratro della dipendenza assoluta, che può portare poi alla perdita del lavoro e all’incapacità di affrontare qualsiasi aspetto della vita quotidiana.
In America ci sono già stati casi di dipendenti licenziati per “eccesso di fruizione” di chat porno. Di fronte a questo fenomeno uomini e donne hanno però uno “stile” decisamente differente: «Gli uomini dipendenti sessuali sono più interessati in attività che oggettificano il partner», conferma Lambiase, «come guardare porno, fare voyeurismo o sesso anonimo. Le donne invece sono relativamente più interessate a relazioni romantiche, fantasie, esibizionismo e tutte le attività che forniscono comunque l’illusione di una relazione. Queste preferenze vengono tradotte su Internet in una tendenza per le donne a preferire le chat e per gli uomini la pornografia. Le donne sono meno interessate alle immagini e più ad intessere relazioni. Quando mettono in atto il cybersesso lo fanno più spesso nelle chat, dove possono partecipare in conversazioni dal vivo e meno probabilmente scaricano materiale pornografico».
Una ricerca della Stanford University conferma in effetti che gli uomini preferiscono l’erotismo di tipo visivo, mentre le donne non possono fare a meno della componente interattiva che solo chat o web cam consentono. Ma c’è un altro aspetto analizzato rispetto al sesso in rete quello che viene definito ‘il carnevale di Internet“: il mondo virtuale del web permette infatti di scegliere a proprio piacimento la propria identità e le proprie caratteristiche, favorendo in questo modo i processi di dissociazione. Per trattare la patologia, nei pochi centri specializzati esistenti si procede con terapie comportamentali individuali e di gruppo, cercando di portare l’individuo a dare un perché alla sua necessità di pornografia.