Il processo della demenza senile non è attribuibile esclusivamente all’età che avanza, ma anche a fattori esterni, come è stato più volte dimostrato. Tra questi il principale è l’alimentazione, come hanno provato i ricercatori del Feinstein Medical Research a Manhasset di New York, i quali si sono concentrati sulla carenza di vitamina B12. Secondo la loro teoria, questa potrebbe favorire l’intero processo di degenerazione cerebrale tanto che, in caso di forte carenza, alcuni sintomi della demenza potrebbero manifestarsi anche in persone non anziane.
In particolare la sua carenza può influenzare la capacità di pensiero e lo sviluppo cerebrale, con il cervello che rimane piccolo se la condizione esiste già in età infantile, o rischia di rimpicciolirsi in età adulta. L’allarme lanciato dagli studiosi è che la carenza di B12 può essere molto estesa nella popolazione mondiale, per questo le persone inclini a queste condizioni potrebbero essere più di quante pensiamo.
Secondo una delle autrici, Christine C. Tangney, i metodi usati attualmente per valutare la carenza di questa vitamina non sono sufficientemente accurati, e molto spesso sono persino tralasciati, dato che si dà spazio ad altri tipi di esami. Per confermare la sua teoria, la dottoressa Tangney e colleghi hanno valutato i livelli della vitamina B12 ed i metaboliti marcatori della sua attività nei tessuti umani su un gruppo di volontari. Il risultato è stato che la maggior parte di essi aveva carenze di questo nutriente, anche se non sempre a livelli considerati “pericolosi”.
Ma da cosa è dovuta questa mancanza? Secondo il dottor Marc L. Gordon, a capo del reparto neurologia dell’Ospedale Zucker Hillside a Glen Oaks, NY, che non è stato coinvolto con lo studio, la vitamina B12 si ottiene mangiando molta verdura. Perciò le persone che basano la propria dieta sulla carne potrebbero esserne carenti. Questo problema diventa più manifesto nelle persone anziane in quanto più si invecchia, e meno il corpo è in grado di assorbire tale vitamina. A questo si aggiunge il problema che a quell’età in molti assumono dei farmaci, ed alcuni di essi, come gli inibitori della pompa protonica, possono influenzare il processo di assorbimento.
I ricercatori comunque non se la sentono di dire con certezza che bisogna prendere degli integratori o dei supplementi vitaminici per colmare questo gap, perché i dati a loro disposizione sono ancora troppo pochi. Ad ogni modo, consigliare di mangiare più verdura non ha mai fatto male a nessuno. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neurology.
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[Fonte: Health24]