Si parla molto di dislessia. Forse toppo. E’ proprio sulle cifre che sembra esserci una netta divisione tra le varie voci competenti in materia. C’è chi sostiene che le percentuali date come scontate, superiori al 20% non corrispondano alla realtà dei fatti. Come il dott. Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto Italiano di Ortofonologia, il quale ha recentemente presentato un’indagine sulla dislessia.
Prima di tutto ci tiene a fare una precisione. La dislessia non è un problema legato a deficit di tipo intellettivo. Ed una riprova può esserne la vita ed i traguardi conquistati da importanti menti come quelli di Leonardo da Vinci. Si tratta di un disturbo specifico dell’apprendimento, ma non si può fare “di tutta l’erba un fascio”, generalizzando sul disturbo e rischiando in questo modo di non dare al bambino gli strumenti giusti per curare la patologia.
Spiega l’esperto:
In Italia un bambino su cinque presenta disturbi di apprendimento ma questo non vuol dire che sia dislessico, eppure viene ritenuto tale ed inserito in un percorso di recupero specifico che rischia di causargli danni notevoli, avendo in realtà solo disturbi comuni.
Il dossier redatto infatti dimostra come affetti, secondo le scuole materne ed elementari della Capitale, almeno il 23% dei bambini. Nella realtà, la maggior parte dei casi a livello medico è attribuibile a difficoltà secondarie o ad un basso rendimento scolastico. Solo il 4% dei bambini che vengono indicati come affetti da disturbo di apprendimento effettivamente presentano questa problema.
Rispetto a paesi come la Gran Bretagna, dove la lingua stessa si presta ad una maggiore incidenza di dislessia, i numeri reali sono decisamente più bassi. Lo studio condotto dal dott.Bianchi di Castelbianco si è svolto nell’anno scolastico 2010-2011 all’interno di nove scuole elementari e sei scuole materne, per un campione totale di 1175 alunni. E solo quarantuno di essi hanno mostrato di avere effettivamente problemi rispetto ai 239 potenziali.
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