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Fibromi uterini, via con gli ultrasuoni

Contro il fibroma uterino, un tumore benigno dell’utero che colpisce soprattutto le donne in età fertile, arriva una nuova tecnica basata sugli ultrasuoni ad alta potenza, che consente di evitare l’asportazione chirurgica, nonché l’anestesia.

I fibromi uterini, possono provocare molto dolore e sanguinamenti anomali, tuttavia, nel 30% dei casi le donne che soffrono di fibromi non accusa alcun sintomo. I fibromi, in particolare, interessano lo strato intermedio delle pareti uterine e sono piccoli noduli fatti di cellule muscolari lisce e tessuto fibroso dal diametro variabile (da pochi millimetri fino a 20 cm), possono essere costituiti da un nodulo unico o da diversi noduli raggruppati sotto forma di grappolo.

Ad oggi, i medici non hanno ancora identificato la causa dei fibromi uterini, tuttavia, sembra che alla base del fenomeno ci siano diversi fattori, tra cui le mutazioni genetiche, le cause ormonali e altri fattori chimici.

L’innovativa tecnica messa a punto per asportare il fibroma uterino fa leva sugli ultrasuoni. La donna, viene fatta stendere a pancia in giù all’interno della macchina della risonanza magnetica, con l’addome su un materassino di gel conduttore e la testa fuori. Sotto è collocata la sorgente che proietta il fascio di ultrasuoni sul fibroma. Nell’area irradiata dagli ultrasuoni, la temperatura arriva a superare i 70 gradi, ma non serve ricorrere all’anestesia poiché il calore non viene percepito. L’unica sensazione che si avverte è quella di piccole punture, simili ad uno spillo. La procedura è piuttosto lunga, richiede, infatti, da 2 a 4 ore, in base alle dimensioni del fibroma.

La nuova tecnica, viene eseguita in day hospital e tutte le donne che hanno fibromi non superiori ai 10 cm e che non siano peduncolati (legati all’utero da un sottile peduncolo che li spinge a svilupparsi verso l’esterno) possono sottoporsi agli ultrasuoni. Le strutture sanitarie a cui potersi rivolgere in Italia, sono il Policlinico Umberto I di Roma, l’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, e l’Ospedale San Raffaele – G. Giglio di Cefalù in provincia di Palermo.